Abbiamo scambiato qualche parola con una delle personalità più interessanti di YouTube Italia.
Andrea Guagnini, in arte DarkAndross, è uno youtuber estremamente apprezzato per la sua capacità espositiva ed ironica di trattare argomenti riguardanti i videogiochi ed il cinema, ma non manca anche l’attualità (si pensi per esempio all’interessante video “Alle Donne Piacciono gli St****i?” facente parte del vecchio format intitolato “Lifestyle”). Andrea tuttavia non è solamente un recensore, ma anche un compositore ed un videomaker. Il suo canale attualmente conta circa 19.000 iscritti.
In questa intervista fatta alla celebre webstar abbiamo toccato diversi argomenti: dal sua modo ideale di utilizzare il canale al suo coinvolgimento in “Facce di Nerd”, dall’arte nei videogiochi all’analisi di determinate concezioni popolari. Vi auguro quindi una buona lettura.
Io: Come ti è venuta l’idea di aprire un canale su YouTube?
Andrea: Era il 2009 ed io avevo già incominciato l’attività di compositore (cosa che continuo a fare) prima di intraprendere quella di videomaker. Avevo già fatto un disco a Milano e si andava spesso per le discoteche dove c’erano tutti questi giri particolari. Sia i miei amici che mia madre mi proposero di fare qualcosa anche su Internet che si era ormai evoluto in una maniera molto particolare… e stiamo parlando del 2009, un periodo comunque molto diverso da oggi perché 10 anni su Internet durano quanto le ere geologiche. Dato quindi che amavo anche il cinema ed amavo creare particolari contenuti proprio come adesso le persone a me care hanno continuato ad insistere affinché mi cimentassi anche sul web, ma io non ero molto convinto. Nel 2010 mi sono deciso a creare il canale, ma solo per caricarci della roba privata. Finalmente nel 2011, in una Domenica di Maggio, mi è venuta dal nulla un’idea per fare un video perché mi andava e da allora non mi sono più fermato dato che ho cambiato diverse linee editoriali: se uno guarda i miei primi video si mette le mani nei capelli, poiché avevano un contenuto estremamente frivolo nonostante la qualità visiva fosse già più o meno alta.
Io: Da quando sei diventato uno youtuber la tua vita o almeno il tuo modo di vedere le cose sono cambiati in qualche modo?
Andrea: Assolutamente si. Con il tempo aumenta sicuramente la popolarità ed il numero di persone che ti riconosce per strada… ma queste sono le solite cose di cui si parlano e che giustamente interessa alle persone che vogliono sapere se qualcuno mi adocchia quando vado in metropolitana… e succede ma non sono mica Michael Jackson. Un’altra cosa bella di questa passione infatti è che puoi mantenere i piedi saldi per terra e secondo me è la prima cosa che bisogna fare: mai mettersi sopra un piedistallo. A me ovviamente fa piacere incontrare le persone che mi seguono e mi fa piacere parlare con loro delle mie passioni (e che sono poi anche le loro passioni). La mia vita quindi è cambiata tantissimo per il semplice fatto di poter contare su una community molto affezionata e si può avere una visibilità notevole: io infatti sono su 6 canali contemporaneamente sommati poi a quelli che stanno in altri siti come Twitch e Instagram. Un’altra cosa bella è quella di fare arrivare un’idea ed una cosa che ti piace ad un numero di persone trasmettendo magari anche dei messaggi di speranza in un mondo in cui si vedono spesso delle cose brutte o esempi negativi. Inoltre è bello dare questi messaggi in un modo non pesante, perché oggi purtroppo si pensa al messaggio positivo come qualcosa di noioso piuttosto che a qualcosa di divertente. Io cerco sempre di trasmettere un messaggio in maniera divertente: se sto parlando per esempio di “Avengers” io pronuncio una frase che apparentemente non c’entra nulla e lascia diversi spettatori a chiedersi il perché abbia detto una cosa del genere… e poi magari anche dopo settimane mi scrivono e dicono di aver capito che cosa intendevo perché ci hanno ragionato su. La mia vita è sicuramente cambiata a livello lavorativo perché attraverso queste facce mediatiche hai ancora più possibilità di trovare nuovi clienti che vedono cosa sei capace di fare, ma è cambiata soprattutto a livello personale: per esempio in ognuno dei membri di “Facce di Nerd” ho trovato un amico oltre che un collega. Ho trovato dei compagni che non solo condividono con me le mie passioni, ma lo facciamo entrambi attraverso il pubblico ed è ancora più bello soprattutto per uno come me che ha un concetto di amicizia molto importante. Gli utenti spesso ci dicono che è molto evidenziato nelle live il fatto che quando ci mandiamo a quel paese per opinioni diverse lo facciamo con scherzo perché ci vogliamo bene e concludono la frase con “Piacerebbe anche a me avere degli amici così”. Tutto questo secondo me è già un risultato importante in un mondo in cui prevale l’egoismo e l’opportunismo, perché diamo un messaggio di coesione… ed in un contesto goliardico perché stiamo parlando di cinema e non vogliamo insegnare la vita alla gente, ma se è possibile espandere cose del genere perché no.
Io: Il tuo canale principale prima aveva diversi video più corti ed editati, adesso invece si basa quasi sempre sulle live. Come mai questa scelta?
Andrea: I video classici non sono spariti e torneranno molto presto. Tutto ciò è stato un periodo necessario perché fare video di quel tipo richiede molto tempo (soprattutto se vuoi farli bene). Nel corso dell’ultimo anno tuttavia ho voluto che le live diventassero costanti per determinati motivi: il primo è che con le live c’è più interazione con il pubblico ed è quello che mi interessava avere dopo tanti anni di contenuti che venivano fruiti in maniera passiva e mi interessava invece coinvolgere le persone in modo che potessero parlare direttamente con me. Tutto ciò è stata una conseguenza di “Facce di Nerd” perché vedendo il grande successo di quest’ultimo ho pensato di cimentarmi anche io in un’impresa del genere usando tuttavia l’argomento dei videogiochi. A tal proposito io feci un errore quando incominciai seriamente ad utilizzare il canale del 2011: dovevo scegliere se fare il regista oppure se parlare di videogiochi e feci la prima azione sbagliando. Se avessi subito parlato di videogiochi molto probabilmente il mio canale avrebbe 3 milioni di persone adesso. C’è chi dice che per me è facile perché ho migliaia di persone che mi seguono, ma di errori ne ho fatti anche io e quando li fai li paghi cari. Io facevo dei lavori in digitale che non si erano mai visti (anche se ora si vedono i segni del tempo, non si parla mica di “Avengers”) ma dal punto di vista mediatico erano molto più difficile da far attingere al pubblico del web. Tuttavia non mi pento comunque del percorso fatto perché grazie ad esso ho potuto conoscere i miei colleghi ed amici che frequento in questo momento e di questo io sono molto grato.
Io: Hai deciso di andare nelle live per avere più interazione con il pubblico, ma la gente quando vuole fare costantemente le live finisce di solito su Twitch. Tu hai anche un canale su Twitch ma comunque sei molto persistente nelle live su YouTube. Come mai tutto ciò? Qual’è inoltre la differenza tra le due piattaforme nel campo delle live?
Andrea: YouTube e Twitch (piattaforma in cui adesso sto andando molto forte) sono due siti che ad un certo punto hanno cominciato a fare due cose uguali. Ovviamente “Twitch” è più nuovo rispetto a YouTube perché è nato nel 2011 mentre il secondo nel 2005 e sono partite come piattaforme completamente diverse. YouTube ha inserito la possibilità di realizzare live proprio perché è nato successivamente Twitch: le live quindi si sono aggiunte a YouTube ma la piattaforma non è nata per quello a differenza dell’altro sito. Diverse persone dicono che con Twitch in circolazione YouTube morirà ma questo non è per niente vero. Nessuna delle due piattaforme morirà perché hanno due scopi diversi: YouTube riguarda i video ideati e montati da creator che interessano ad un tipo di pubblico che guarda un tipo di cose, mentre Twitch è molto più immediato per quanto riguarda la fruizione dei contenuti in diretta. Non che YouTube non sia anche quest’ultima cosa, ma alla fine l’esperienza che arriva una volta che ti iscrivi ad un canale di una delle due piattaforme è identica. Tutti e due hanno le funzioni per mettere in risalto i commenti più rilevanti. A me piacciono tutte e due le piattaforme e secondo me non bisogna scegliere per forza una delle due, ma si può benissimo fare uso di entrambe. Se si può fare di più sfruttando questi siti per fare di meglio e creare dei contenuti sempre nuovi e sempre più interessanti perché no? La cosa fondamentale è fare quello che ti piace nel miglior modo possibile venendo ovviamente anche incontro alle esigenze di quello che è il tuo pubblico.
Io: Che consigli dai a chi vuole iniziare a costruirsi un canale sul web facendo però per la maggior parte live?
Andrea: Sicuramente non è una cattiva idea, però il consiglio che io do è quello di fare le live… ma incominciando prima con i video. La fruizione del video editato senza la diretta non sta morendo. Certo, ha delle pecche come anche le live hanno delle pecche. Le live, non essendo editabili, non permettono di modificare quello che si fa in diretta… ma hanno il grandissimo pregio di poter comunicare direttamente con il pubblico chiedendo per esempio se qualcosa in particolare è piaciuto oppure no. Invece per il video tradizionale c’è tutta la cura fatta durante il montaggio che non viene bloccato dalla diretta, ma allo stesso tempo non c’è interazione con il pubblico se non attraverso i commenti che hanno tuttavia un impatto minore. Anche se ci sono delle persone che se ne fregano (ma quello è un altro discorso), io sono particolarmente legato alla mia community che è enorme. Io consiglio a chi vuole iniziare sul web di fare sia i video editati che le live, ma la cosa che deve venire prima di tutte è il non scoraggiarsi perché c’è posto per tutti. Oggi si dice sempre che fare successo su YouTube è impossibile, ma in realtà è sempre stato così: è diverso da prima perché quando io ho iniziato c’era meno gente, ma era ugualmente molto difficile farsi notare… ma non impossibile. Un altra cosa che mi sento di consigliare è quella di evitare di puntare al milione di iscritti, perché si fa presto a lasciarsi tentare da canali che hanno tantissimi iscritti senza un contenuto realmente elaborato. Non tentate a questo tipo di cose, cercate invece di pensare ad una community auto-sostenibile che è formata da persone interessate a quello che fate, ma soprattutto fate qualcosa che vi piace e non qualcosa perché va di moda. Si vede infatti la differenza tra chi fa un argomento perché piace e chi fa un argomento solo perché è tra le tendenze: se devo parlare di “Games of Thrones” solamente perché è in un momento l’argomento sulla bocca di tutti io piuttosto parlo di “Star Trek” solo perché ne ho più voglia. Poi si può avere la fortuna che il video, qualunque sia l’argomento, colpisca gli utenti e piaccia tanto da fare un certo numero di visualizzazioni, ma oggi è meglio non parlare troppo di fortuna riguardo YouTube perché c’è il rischio di stare spesso sul filo del rasoio tra improvvisi algoritmi che cambiano e gente che magari fa lo sgarro (perché succedono anche queste cose). In sostanza le live sono un ottimo strumento di condivisione e consiglio di partire da YouTube perché quest’ultimo ha degli strumenti integrati che sono un po’ più semplici da utilizzare per chi è alle prime armi a differenza di Twitch che è più tecnico nel suo utilizzo (anche se le live comunque si possono fare molto belle dal punto di vista visivo).
Io: Dato che le tue live parlano di videogiochi e cerchi di manifestare questa passione sul web, che cosa pensi del fenomeno dei gamer?
Andrea: La trasmissione principale è il “DarkAndross Gameshow” dove si parla di videogiochi una volta a settimana e si incomincia trattando di cose serie, poi trattando di notizie ed infine dei rumor. Per quanto riguarda il fenomeno dei gamer ti posso dire che una volta ci chiamavamo tutti “giocatori”, poi la cosa è andata fuori moda ed hanno cominciato a chiamarci “gamer”. Diciamo che ci sono diversi tipi di gamer ed anche io tecnicamente lo sono. Ci sono giocatori come me che si basano soprattutto in videogiochi dove c’è un buon equilibrio tra storia e gameplay. Oggi qualcosa si sta riprendendo nel mercato videoludico e qualcosa no: questo influisce certamente nel trend dei videogiocatori che sono soprattutto i più giovani ed hanno una grande possibilità di recuperare anche i grandi titoli del passato. Mi viene in mente una frase di Sgarbi che ho visto casualmente in televisione qualche giorno fa e che diceva “Oggi è un bel periodo per l’arte perché tutti possono vedere l’arte.” Molti anni fa infatti un’opera come “L’Ultima Cena” era vista da 15 persone all’anno massimo perché erano sempre i soliti ricchi e potenti, ma oggi chiunque lo può fare. Stessa cosa vale per i videogiochi: oggi chiunque può recuperare remaster e giochi vecchi mentre prima era molto difficile. Certo, anche prima c’erano cose positive: essendo per esempio l’internet molto diverso il videogioco doveva essere completo… vero case di produzione? I giochi dovevano essere completi e non era concepibile il comprarli incompleti e buggati. Il gamer di adesso si è abituato a questi difetti: è talmente normale che ci siano difetti grossi come questi che vedo dei gamer giustificare porcate normali, ma non è così che dovrebbero essere le cose perché fino a dieci anni fa il videogioco se non funzionava non funzionava ed era sbagliato e senza alcuna giustificazione. Questo si riflette sulla mentalità del gamer più giovane che predilige contenuti immediati, meno ragionati e forse un pelino troppo frenetici… ma chi sono io per giudicare? Ognuno si diverte come è giusto che si diverta finché non si fa del male a nessuno, però secondo me bisognerebbe dare spazio ad altre tipologie di giochi. Una delle cose che mi piace del “DarkAndross Gameshow” è il fatto che ci prendiamo poco sul serio, ma la cosa che mi fa ridere dei gamer odierni è quando dicono “Sono un giocatore di vecchia data” avendo 12 anni. Mi dicono che un gioco è vecchissimo, io chiedo qual’è la data e mi rispondono “2009”… what?
Io: Succede anche con i film, perché uno dice di aver visto un film vecchio e poi mi dichiara di essersi riferito a “Spider-Man” del 2002….
Andrea: Esatto, questo paradossalmente è un ragionamento trasversale e non vale solo per i gamer. Di gamer ce ne sono tantissimi e sono molto bravi perché si danno il giusto peso: il gamer deve essere molto autoironico. Se il gamer non utilizza ironia rischia di diventare pesante e di gamer di questo genere ce ne sono già molti. Questa cosa come hai detto tu succede anche con il cinema: oggi c’è l’abitudine di rifiutare il vecchio per affermare il nuovo perché non c’è consapevolezza storica. Questi tuttavia non sono concetti pesanti, semplicemente nessuno li ha mai spiegati in modo divertente.
Io: Per quanto riguarda il fenomeno dei gamer c’è spesso una sorta di “cattiveria” su YouTube. C’è per esempio un gamer che sta giocando ad un videogioco e non lo fa bene anche se si diverte. In questo modo tanti utenti che sono anche giocatori attaccano lo youtuber proprio perché sta giocando male e lui risponde chiedendo cosa loro vogliano da lui. Ci sono quindi gamer che giocano solo per divertirsi ed altri che giocano per impegnarsi e trasmettere la cultura videoludica. In questo modo c’è chi pretende di volere solo gamer che vogliono divertirsi o solo gamer che giocano perché sanno giocare. Tu cosa ne pensi di queste due fazioni?
Andrea: Dipende dal tipo di canale, perché se io voglio vedere gameplay perfetti vado a vedere guide di uno youtuber che seguo per capire come si gioca perfettamente ad un gioco. Io sono sempre dell’idea che i videogame bisogna giocarli prima di dare un’occhiata a qualsiasi gameplay. Inoltre il mondo è bello perché è vario: per esempio ci sono giochi in cui io sono un drago ed altri in cui non sono molto capace ma comunque mi diverte giocare a questi ultimi. Su Twitch per esempio ho un format che si chiama “Il Giocatore Scarso” dove si vede che gioco a videogiochi competitivi in cui muoio subito, ma nonostante ciò ci sono diverse persone che guardano questo format, ma perché? No di certo perché faccio schifo a giocare ad un determinato gioco, ma per il semplice fatto che c’è dell’intrattenimento intorno. Poi ovviamente ci sono quei gameplay in cui sono più concentrato perché si tratta di giochi che mi mangio a colazione, ma non è che questi elementi sono due scuole, bensì due rette parallele che secondo me hanno diritto entrambe di esistere. Quello che rompe invece la sinergia del tutto è invece l’utente che prova gusto a dire ad un giocatore che è scarso. Oggi viviamo in un mondo così tanto preso dal politicamente corretto che appena dici due parole sei subito puntato… però comunque ci sono i gameplay in cui la gente bestemmia, cose molto educative, vero? In tutte le cose ci sono anche i gamer pesanti, così come avviene anche nel cinema: anche lì c’è il critico pesante che attacca un’opera solo perché non è il solito mattone polacco con i sottotitoli in tedesco. Ci sono dei giocatori che vogliono giocare a opere videoludiche particolari ed impegnative ma che allo stesso tempo scelgono un titolo più cazzaro e tamarro, ma non per questo sono dei giocatori di serie B… ed anzi, io sono sempre stato giocatore di serie A, B, o C. Noi siamo tutti giocatori e secondo me chi dice il contrario tradisce la natura stessa dell’essere giocatore.
Io: Anche in questo caso la stessa cosa avviene nei film perché ci sono delle categorie assurde. C’è gente che dice “Questo è un grande film di serie B”… ma che cosa vuol dire? Se un’opera è un grande film è un grande film e basta.
Andrea: Esattamente. Come nel cinema c’è spazio per “Titanic” di James Cameron e “Roma” di Alfonso Cuarón, così c’è spazio anche per “Terminator” dello stesso Cameron. Molto spesso la gente dice che qualcosa è una trashata solamente perché è un genere diverso. Oggi infatti si abusa molto del termine trash, perché la gente stessa non sa che cosa vuol dire trash. I programmi trash ci sono ed anche su YouTube c’è il trash… e poi esistono i programmi goliardici. Per esempio il “DarkAndross Cooking Show” è un programma goliardico perché è voluto: quando mangiamo con le mani è fatto apposta, quando ci prendiamo in giro è fatto apposta, quando una cosa demenziale è voluta è goliardica. Eppure c’è gente che attacca criticando il nostro modo di fare quando basterebbe informarsi due secondi. Questo accade come nella vita reale: ci sono delle persone che votano informandosi ed altre che votano per simpatia.
Io: Infatti molte persone definiscono un film trash solo perché esagerato e tamarro… ma “trash” vuol dire “spazzatura” e quando si usa una cosa del genere è per evidenziare degli elementi che fanno schifo, non degli elementi che non sono realistici o che fanno parte di una specifica categoria di film.
Andrea: Assolutamente. Io sono un amante del cinema serio, eppure guardo i “Fast and Furious” perché mi piacciono, ma quando vado a vederli so che sto andando su una roba tamarra. Il giorno in cui voglio vedermi qualcosa di particolare mi guardo “Roma”. Io dico sempre ai ragazzi di formarsi uno spirito critico: leggete delle recensioni ed ascoltate le opinioni ma costruitevi comunque un’opinione vostra. Poi è giusto venire a sentire noi che diciamo qualcosa riguardante dei film e a me fa solo piacere perché possiamo parlarne insieme, ma la cosa più importante è di andare a vedere il film, di giocare ai videogiochi oltre che vederli. Io sono supercontento che venite a vedermi parlare, però comunque la cosa più importante è pensare sempre con la propria testa.
Io: Collegandoci quindi allo spirito critico tu pensi che i videogiochi possono essere ritenuti arte?
Andrea: Assolutamente si, proprio come i film. Come abbiamo film profondi e film più leggeri, la stessa cosa avviene nei videogiochi: abbiamo “Legend of Zelda – Ocarina of Time” e da lì si scende. Anche nella pittura e nella scultura ci sono mostri come Raffaello o Michelangelo e poi si scende. Secondo me è giusto parlare delle diverse sfumature dell’arte perché dei giochi sono effettivamente arte ed altri ovviamente sono di un livello più basso come in ogni arte che si rispetti. Basti pensare anche solo al fatto che grazie ai videogiochi ci sono state delle colonne sonore incredibili e straordinarie. La lavorazione di un videogioco non è meno impegnativa e creativa di un film o di una scultura. L’importante è sempre il non mischiare il letame con il cioccolato.
Io: Essendo tu un grande amante della settima arte cosa pensi dell’influenza del cinema popolare nel pubblico odierno e della critica in generale?
Andrea: Penso che si sia ormai venuti a dei patti e per capire la situazione di oggi dobbiamo dare un’occhiata a quella di ieri. Secondo il mio parere si era creata una situazione di grande distacco tra quella che era la critica e quello che era il pubblico generale. Ad un certo punto è giunto l’intervento del politicamente corretto che furbescamente si è inserito come mediatore tra il pubblico e la critica. Questo politicamente corretto viene introdotto in generi che non sono mai stati calcolati parlando di determinati argomenti. A quel punto i critici si accorgono di non aver parlato di questi argomenti e per questo non si tirano indietro dicendo di no perché ciò colpirebbe la loro immagine ed in questo modo ci si ritrova. C’è un lato positivo ed un lato negativo in questa cosa: è vero che unisce due fazioni ma forse lo fa per i motivi sbagliati. Sicuramente il cinema popolare aiuta e non bisogna confondere il cinema popolare con quello di alta qualità, anzi, molto spesso il cinema popolare ha tantissima qualità e riesce a veicolare dei messaggi positivi non indifferenti. Grazie al cinema popolare che ti porta incassi enormi a casa i film minori degli stessi registi che hanno finanziato questi film possono essere inoltre finanziati oppure anche solo perché c’è benessere grazie ai soldi guadagnati dal film popolare, quindi ben vengano. Anche lì bisogna distinguere il cinema popolare, cioè il cinema che porta gente al cinema, dal cinema trash, cioè il cinema di pessima qualità: sono due cose diverse.
Io: Unendo il cinema con i videogiochi bisogna dire che la maledizione dei film tratti da questi ultimi è sempre in agguato, anche se le cose sono migliorate rispetto a certi esempi disastrosi del passato. Tu pensi che sia possibile trovare un ponte tra videogiochi e cinema?
Andrea: Certamente. Penso che si avrà ma non nell’immediato. In realtà il ponte perfetto è già stato esplorato grazie ai media che ci sono oggi. Un esempio di quello che io reputo il ponte perfetto è il videogioco “Enter The Matrix” basato sulla celebre saga cinematografica e realizzato dalle stesse sorelle Wachowski: il gameplay sfortunatamente era mediocre… ma l’idea di renderlo lo spin-off dei film era geniale. Il gioco infatti si integrava perfettamente, perché vedevi scene inedite che nel film non si vedeva perché erano appositamente girate per il videogioco ed impersonavi personaggi secondari, quindi senza influenzare la caratterizzazione dei personaggi più importanti del film ma allo stesso tempo spiegando tutto ciò che succedeva di contorno. Io ho adorato questo punto di vista e, nonostante il gameplay a malapena sufficiente, considero questo un perfetto ponte tra cinema e videogiochi. Questa cosa potrebbe essere fatta anche al contrario senza però fare uscire una porcata come “Assassin’s Creed” con Michael Fassbender di cui l’unica cosa bella qualitativamente parlando era l’attore protagonista ed anche dal punto di vista dello spirito del gioco andava a snaturare tutto. Un altro ponte che potrebbe essere quello del domani è il cinema immersivo (perché il cinema continuerà ad esistere): basti pensare che per anni hanno rotto i maroni con il 3D che poteva essere una cosa bellissima se non fosse che per la maggior parte delle volte non ha funzionato nonostante le potenzialità. Un perfetto connubio potrebbe essere la realtà virtuale ed una cosa che a me piace pensare quando si parla di una perfetta interazione è il ponte ologrammi di “Star Trek”.
Io: La gente però sembra apprezzare molto l’originalità, basti pensare che nonostante le critiche negative “Enter The Matrix” è stato un successo di vendite.
Andrea: E certo, perché nonostante tutti i difetti del gameplay il videogioco a livello narrativo funzionava tantissimo. C’erano un sacco di cose che nel film non si vedevano ed addirittura delle scene in anteprima di “Matrix Revolutions”. Era una cosa straordinaria e secondo me adesso quello lì è il miglior modo per unire i due mondi. Fare invece dei film su videogiochi stravolgendone la trama è una cosa che non sopporto per nulla.
Io: Come sei entrato a far parte di “Facce di Nerd”?
Andrea: Io ho conosciuto per primo Victorlaszlo88 ed ho partecipato poi a diversi incontri e fiere. Non ricordo esattamente la genesi e dovrei stare una giornata a pensarci, però so che sono stato uno degli ultimi ad arrivare nel gruppo. Io prima andavo avanti come solista, ma la cosa che per me è stata una sorpresa è il fatto di aver trovato degli amici. Entrare in “Facce di Nerd” è stata una pura casualità, perché quando si chiamava ancora “Nerd Planet Live” Matioski mi chiamò chiedendomi di sostituire un ospite che mancava ed io ho accettato volentieri. Dopo che le live sono state tanto piacevoli Matioski mi ha chiesto di diventare un membro fisso ed io allora sono rimasto felicissimo.
Io: Che cosa pensi di YouTube Italia in generale?
Andrea: Noi in Italia abbiamo un grandissimo potenziale in tutte le cose. Noi siamo un popolo di artisti straordinario che ha inventato il 90% di ciò che esiste in questo pianeta, qualsiasi cosa dicano all’estero. Mi dispiace per loro che devono abbassarci per fare in modo di alzarsi: hanno i loro meriti ma noi abbiamo anche i nostri nonostante noi tendiamo sempre ad autoflagellarci. L’Italia è un paese straordinario con tantissime potenzialità, ma purtroppo ha il difetto di adagiarsi sugli allori. Se noi siamo bravissimi all’inizio continuare poi è sempre difficile. Abbiamo iniziato molto bene e ad un certo punto ci siamo arenati: è intervenuta la convenienza e tutte queste cose qui. Di YouTube Italia si parla tanto in negativo ma ci sono anche dei lati molto positivi. Ci sono tantissimi youtuber che seguo molto volentieri ed altri, come è giusto che sia, che non seguo perché non incontrano il mio gusto. Ci sono un sacco di canali che fanno cultura ed intrattenimento di un certo tipo, anche se tuttavia non hanno la stessa risonanza di quello che scoreggia sul microfono. Se tuttavia il cinema popolare porta più gente al cinema e magari la stessa casa di produzione ti finanzia un film artisticamente più elevato, su Youtube invece non è così, perché se ci si concentra solo su quello che rutta e su quello che scoreggia altri youtuber appartenenti ad un genere minore potrebbero morire. Chiaramente quello che fa i rutti non viene da te a finanziarti perché giustamente pensa a ciò che riguarda il suo lavoro.
Io: C’è uno youtuber con il quale non hai ancora lavorato e con cui vorresti collaborare?
Andrea: Si, ce ne sono tantissimi, ma non posso dire niente perché forse ce la possiamo fare e per scaramanzia evito di anticipare qualcosa.