Abbiamo scambiato qualche parola con uno dei recensori più promettenti di YouTube Italia.
Antonio Cianci, prima conosciuto sul web solamente come Il RaccattaFilm (ma poi ha unito il suo nome completo con il suo nome d’arte), è uno degli youtuber che parlano di cinema più apprezzati degli ultimi anni: in soli 4 anni di attività il suo canale ha raggiunto circa 6.690 iscritti circa, un risultato notevole considerando la popolarità del genere in Italia (trovate qui l’articolo in cui ho analizzato i suoi lavori in generale).
In questa intervista fatta al celebre recensore quest’ultimo ha parlato di diversi elementi: l’importanza di autori non sempre considerati dalla massa, il ruolo della critica, il suo rapporto con i fan e molte altre cose. Vi auguro quindi una buona lettura.
Io: Come ti è venuta l’idea di aprire un canale su YouTube?
Antonio: Tutto ciò è partito all’epoca in cui partecipavo a dei siti dove ci si riuniva per discutere su finali di film e quali riflessioni poter ricavare da essi. Cercavamo di analizzare l’ottica del regista e quindi ci facevamo dei trip allucinanti. Ho visto poi che sempre più persone cominciavano a seguire i miei discorsi e c’era questa capacità nello strutturare certi ragionamenti tanto che alla fine ho pensato “Wow, potrei lavorare su questa mia capacità nell’esprimermi”. Cercavo quindi di provare a fare qualcosa di più piuttosto che limitarmi ai semplici forum ed ho così cominciato poi anche degli studi a riguardo. Certo, la passione per il cinema ce l’ho fin dalla giovane età grazie ai miei zii che mi portavano sempre nel weekend: andavo sia il sabato che la domenica al cinema e non mi schiodavo da lì. Quindi la passione, questa mia capacità di attirare l’attenzione della gente e a seguire tutte queste mie riflessioni che avevo in merito a registi (perché io puntavo sempre al modo in cui il regista tratta la sua materia) mi hanno spinto a fare determinati studi: ho fatto infatti beni culturali e ambientali ma ho cominciato su materie molto specifiche che mi riguardavano come “Teoria e Analisi del Linguaggio Cinematografico” e “Storie della Critica Cinematografica”. Ho dato questi esami ottenendo il massimo dei voti perché la passione mi animava completamente e divoravo qualsiasi libro. Da lì mi sono deciso a compiere un ulteriore passo in avanti perché non volevo limitarmi ai forum e a scrivere semplicemente senza ottenere nulla in cambio nonostante qualche apprezzamento e volevo quindi di più: volevo esprimermi e metterci la faccia. Per questi due motivi alla fine ho optato per YouTube ed ho iniziato partecipando alla prima live di Victorlaszlo88 su MovieBlog, mi sembra che si chiamasse così. Ho partecipato quindi al primo raduno da lui filmato con tutte le attrezzature varie che si era portato assieme ad una sua compagnia e tutto ciò era a Milano. In quella live sono stato il primo a rivolgere la parola a Victor d’avanti alle telecamere: mi sono fatto avanti ed ero molto timido all’inizio (infatti dicevo appena qualche parola), ma poi sono riuscito a seguirlo col discorso. Il video era strutturato così: faceva la sua recensione da 40-45 minuti e poi passava il microfono a chi aveva partecipato all’evento per esprimersi riguardo il messaggio del film, la morale e ciò che voleva dire il regista. Ci spronava quindi a dire la nostra e con il bagaglio culturale che mi portavo d’avanti qualcosa si è svegliato in me quando mi sono fatto avanti per primo: sono riuscito a convincere Victorlaszlo88 con i miei ragionamenti su come era strutturata la musica in “L’Indagine del Cittadino al Di Sopra di Ogni Sospetto” e vedevo che Victor era molto interessato, considerando il mio un buon punto di vista e affermando di non aver mai visto il film sotto l’aspetto che avevo io descritto. Dopo questa esperienza ho quindi pensato di potermela cavare bene anche in un video e così da lì ho posto le basi per fondare il mio canale YouTube denominato “IlRaccattaFilm”. Il nome del mio canale era riferito al fatto che io già all’epoca avevo collezionato una valanga di blu-ray e non mi fermavo tanto da non sapere più dove metterli, così mi il nome mi è venuto spontaneo: non faccio distinzioni, raccatto i film, e li porto a casa. Successivamente ho messo accanto al nickname anche il mio vero nome perché comunque prima di essere IlRaccattaFilm sono una persona che ci mette la faccia e voglio che il pubblico mi conosca così.
Io: Da quando sei diventato uno youtuber quanto è cambiata la tua vita?
Antonio: All’inizio mi sentivo un tipo molto limitato e non avevo neanche tanta stima nei miei confronti. Successivamente riuscendo a parlare di cinema verso un pubblico che non mi si presenta fisicamente d’avanti ma che allo stesso tempo ha cominciato a lasciare segnali d’apprezzamento sotto i commenti tutto ciò mi spronava anche a fare di meglio, perché c’erano anche delle critiche costruttive come per esempio consigli sul migliorare la qualità video oppure l’audio in un certo modo. Da lì ho preso confidenza e migliorandomi nelle attrezzature, nel modo di pormi d’avanti alla telecamera e nello riuscire a strutturare senza bloccarmi e realizzando recensioni più schiette e concise mi sono sentito più sicuro di me stesso. In questo modo anche quando sono in giro e bisogna tirar fuori l’argomento cinema allora parto in quarta e sono sempre pronto a dire la mia. La cosa fondamentale è aprirsi sempre al confronto diretto ma senza alzare il polverone e questa è una cosa importante che ho sviluppato con il passare degli anni stando su YouTube e con la mia attività: riuscire ad ascoltare una persona che ti sta rivolgendo la parola e dai suoi punti strutturare la risposta e alimentare la conversazione senza spegnerla e fregarsene dell’opinione contraria alla propria. Quest’ultimo modo di comportarsi è una cosa che si usa spesso e che non ho mai capito. Stando invece a contatto con i miei iscritti questo metodo nel portare avanti una conversazione lo trovo sempre stimolante e quindi ottengo più confidenza, per quanto riguarda la mia persona, riuscendo ad ampliare i miei orizzonti e sapendo ascoltare l’altra persona che già ti segue (e quindi apprezza il tuo lavoro). Con tutto ciò io devo conversare ricordando che non posso imporre una mia visione, perché poi se non c’è confronto è come se imponessi la mia visione ed è finita lì la storia creando un circuito chiuso. Invece bisogna ascoltare anche altre visioni e poi magari fare tesoro di queste ultime per elaborare ancora di più i video raggiungendo quindi una più ampia fetta di pubblico, perché non bisogna affidarsi solamente al proprio metodo di giudizio e al proprio modo di argomentare, ma bisogna anche mettersi nei panni di altre persone che possono recepire il film in un altro modo. In questo modo quindi pongo le basi per le mie recensioni: adottando più punti di vista, farli propri e immagazzinarli per poi partire con il video.
Io: Dai video realizzati riguardanti per esempio i commenti relativi al film sul Joker interpretato da Joaquin Phoenix o al video riguardante chi ha paura di un’eventuale crisi di YouTube si deduce che tu sia enormemente contro il pregiudizio. Tutto ciò è vero?
Antonio: Per quanto riguarda i pregiudizi si, è vero. Non sopporto nemmeno le fake news che condizionano molto le persone che navigano nei social perché le false notizie insieme ai pregiudizi formano un’unione particolarmente distruttiva. L’opinione gettata subito in pasto ad un pubblico che raccoglie qualunque cosa e si affida a quest’ultima come se fosse l’unica via pensando quindi che esista un solo modo di pensare senza che esista altro… insieme alle notizie false che ci bombardano e non riusciamo più a seguire il lavoro che sta effettivamente avvenendo. Non riusciamo più a seguire la lavorazione di un film ed il modo in cui un regista sta impostando il suo lavoro senza che i rumor ci influenzino. Io cerco di affidarmi a quello che vedrò in totale una volta concluso il film e non mi riempio di pregiudizi, perché io aspetto che il film esca nelle sale dato che sicuramente vi è dietro un regista con una sua storia, con un soggetto che lui vuole raccontare ed io devo valutare il modo in cui tutto ciò è stato raccontato… però aspetto appunto che il film esca, invece tutta la baraonda, il polverone che si alza prima che arrivi, dovuto ad ogni singola news che esce fuori durante le riprese di un determinato film (che sia “Joker”, “Solo: A Star Wars Story”, etc.), da per scontato che il risultato finale sarà sicuramente orrendo. Perché una cosa del genere dovrebbe essere data per scontato? Bisogna aspettare che il film esca nelle sale come prodotto finito perché la visione di un determinato autore ed il modo in cui è stato organizzato tutto lo scopriremo solo al cinema, non prima. Non abbiamo la sfera di cristallo che ci permette di prevedere ogni mossa degli addetti e dello staff. Quindi questa è l’opinione gettata a caso e basata sulle fake news in modo da generare una problematica che affligge tutti coloro che stanno ancorati ai social e non riescono ad isolarsi e farsi una propria opinione.
Io: A differenza di altri appassionati sulla piattaforma tu non valuti il cinema d’intrattenimento in maniera diversa rispetto ai drammi ed ai thriller che in Italia vengono considerati a prescindere più autoriali. Qual’è la tua forma di valutazione precisa?
Antonio: Nel senso che non faccio distinzione tra generi?
Io: Esattamente.
Antonio: Io metto tutti sullo stesso piano, che sia un film d’intrattenimento o un film più autoriale, perché io noto dell’autoriale anche nell’intrattenimento. La risposta mi viene in automatico se possiamo tirare Zack Snyder con la sua filmografia, Rian Johnson con “Star Wars: Gli Ultimi Jedi” (i film quindi che hanno fatto più discutere), ma anche solo Michael Bay che ha avuto pure lui gli alti ed i bassi. Questi sono tre esempi di cineasti che sono stati gambizzati perché non portano nessun contenuto… ed invece possiamo ritenere che abbiano imposto un loro metodo di lavoro e la loro ottica: come viene generata l’azione? Qual’è il loro punto di vista? Come vogliono movimentare alcune sequenze? Come trattano la sceneggiatura anche se in essa vengono inserite scene d’azione? Non è che non si trova un senso dietro al metodo che stanno portando avanti: è un’ottica che rappresenta la generazione corrente e gli standard che si sono formati. I nuovi standard del cinema d’intrattenimento sono incominciati comunque da quello che hanno posto loro come base, anche per quanto riguarda il trattamento degli effetti speciali. Ormai se lo sono dimenticati tutti, ma ai tempi con Michael Bay si faceva il pienone nelle sale grazie a film come “Armageddon” e “Pearl Harbor”. La gente li ha visti i 40 minuti dell’attacco fatto al porto di “Pearl Harbor”? Qualcosa di eccezionale con effetti meravigliosi. La gente rimaneva stupita con il cinema di Michael Bay… e poi con il passare degli anni Michael Bay fa improvvisamente schifo agli amanti del cinema e questo non me lo spiego proprio, perché Michael Bay riesce a valorizzare gli effetti speciali, riesce a dare a questi ultimi un senso e a metterli in un contesto che è si intrattenimento, però per abbellire gli effetti speciali e per farli diventare parte integrante della narrazione ci vuole un occhio non indifferente. Invece gli effetti speciali gettati di prepotenza e senza una narrazione di base convincente questi fungono solo da riempitivo, invece c’era l’idea di lasciare a bocca aperta gli spettatori una volta entrati in sala. C’è quindi questo discorso dello spettacolo da generare che poi è andato a svanire con il tempo, invece bisogna ritornare alle basi che sono state poste sul cinema d’intrattenimento fondato sugli effetti speciali e specialmente su chi riusciva a trattare meglio la materia, invece che puntare il dito contro. C’è una forma di autorialità anche sotto questo aspetto ed invece hanno tutti perso la bussola perché non si soffermano sui dettagli… ma è proprio questo il segreto: soffermarsi sui dettagli.
Io: Quindi trovi una visione autoriale nel modo di girare la macchina da presa e nella gestione degli effetti speciali, tuttavia diversa gente che valuta l’intrattenimento in un altro modo mentre tu lo metti sullo stesso piano accusa registi come Snyder di essere pretenziosi perché, oltre ad essere riconoscibili nell’azione, ci tengono a portare un tipo di filosofia nel cinema di questo genere. Tu che cosa ne pensi?
Antonio: Io avevo già trattato di questo cineasta con uno dei video che ha fatto più discutere, ovvero una riflessione sulla filmografia di Zack Snyder (che per fortuna si sta riprendendo dalla tragedia familiare, infatti lo rivederemo su Netflix con “Army of the Dead” ed io non vedo l’ora). Ci tengo a precisare che Snyder ha sempre posto al centro delle sue narrazioni degli eroi maledetti, degli eroi che possono essere destrutturati rimuovendo l’aura divina per poi gettarli nel fango facendo affrontare delle difficoltà non indifferenti: loro soffrono e noi soffriamo con loro. Tutto ciò è un cammino irto di pericoli e di grandi problematiche poste anche come morali. Tutto ciò rappresenta un’esperienza e, avendo visto tutti i suoi film al cinema, mi sono ritrovato coinvolto in questo suo protagonista afflitto che deve compiere un percorso per ritrovarsi con sé stesso e per ritrovarsi con una morale che è andata perduta. Questo è un tratto distintivo che Zack Snyder si è sempre portato avanti ed è riuscito sempre ad inserirlo a forza di prepotenza in ogni suo racconto. Ecco perché io non riuscirò mai a sottovalutare un regista come Snyder: lui lo hanno trattato agli inizi come un visionario, ma non si sta mica esagerando nel definirlo tale. Darren Arofnosky e Nicolas Winding Refn secondo la gente sono (giustamente) autori mentre Zack Snyder no… ed invece si possono fare degli studi anche analizzando il cinema di Snyder anche solo per la scrittura dei personaggi. Questa non è una presa di posizione, però bisognerebbe anche scendere dal piedistallo e valutare anche l’operato di registi che non possono essere ritenuti dei semplici mestieranti.
Io: Che rapporto hai con la tua community? Quali sono gli elementi negativi se secondo te ce ne sono?
Antonio: Con la mia community trovo molto difficile cogliere degli elementi negativi perché man mano che sono passati gli anni nel condurre questo tipo di attività le persone mi spronavano a continuare con i video, quindi mi ritrovavo con dei commenti che per esempio notavano i miei cambiamenti tecnici, che trovavano particolari apprezzamenti nelle rubriche, etc. I video che vanno meglio sono “I Commenti Shock”, essendo quelli più comici e che quindi vivacizzano il canale, anche se io mi bilancio sempre sul valorizzare certi contenuti. Io riesco a bilanciare le venature comiche e tragicomiche con “I Commenti Shock”, ma voglio sempre puntare sull’analisi e lo sviscerare i miei film preferiti (o anche solo quelli che colleziono) rappresenta un punto di forza e la community continua a seguirmi e a sostenermi perché non vado a prediligere l’aspetto più frivolo, non vado a continuare continuamente video in cui bisogna lamentarsi ma riesco invece a bilanciare e a tenere un certo ordine e questo a quanto pare viene apprezzato. Difficilmente trovo qualcuno che muove delle aspre critiche nei miei confronti, perché mi tengo a debita distanza dai polveroni che si alzano se non eccezioni come per esempio la presunta crisi di YouTube che tu hai citato precedentemente. Per quanto riguarda la presunta crisi di YouTube mi ritrovo con coetanei che continuano a lamentarsi sul perché stanno perdendo delle visualizzazioni e sul come cercare di porre rimedio. Io questo atteggiamento non lo tollero minimamente perché bisogna farsi forza, proporre nuovi contenuti, andare avanti, aggiornare il canale ed in questo modo la community starà dietro ad una determinata persona. Non serve andare nel panico e disperarsi: invece che affogare nella disperazione perché non farsi forza e continuare a stare davanti alla telecamera esprimendo le proprie opinioni? Negli ultimi tempi la mia community è cresciuta molto e mi piace il fatto che ci sia un confronto sotto il video: io rispondo sempre ai commenti e viene apprezzato anche questo perché mi rendo disponibile e ciò è una priorità. Io cerco di tenermi in contatto con la maggior parte delle persone che mi seguono, perché non posso pubblicare il video e lavarmene le mani perché tanto il più è stato fatto. Proprio perché sono aperto al discorso e voglio ascoltare un altro punto di vista che magari può riuscire anche a farmi capire meglio il film o addirittura rivalutarlo come è successo per esempio con “Alien: Covenant” e “Dunkirk”. Gli spettatori ed i loro commenti sono la forza che sostiene il mio canale.
Io: Che cosa pensi della critica in generale e che rapporto hai con essa?
Antonio: Penso che la critica abbia perso di valore nell’essere prepotentemente oggettiva. In verità, e lo dico nella maniera più schietta possibile, non mi ritrovo con nessuna recensione: prima di vedere il film in sala non riesco mai ad aprire un articolo e a leggere una recensione, perché voglio farmi una mia idea su quello che andrò a vedere. La gente si fa influenzare dalle statistiche: Rotten Tomatotes e Matacritic sono le due superpotenze che riescono ad influenzare qualsiasi tipo di persona ed io invece mi pongo l’obiettivo di tenere per il momento ogni dato da parte, che sia un’accoglienza ultrapositiva, tiepida o ultranegativa. Di quello che la critica pensa non me ne faccio nulla perché preferisco godermi completamente l’esperienza in sala. La critica in generale è un divorare film e poi spiattellare l’opinione dritto per iscritto e a me viene difficile trovare qualcuno che scava nell’anima del prodotto che è stato visionato. Per “vedere nell’anima” mi piace pensare che il regista in qualche modo ci abbia messo il cuore nel proprio progetto e bisognerebbe portare questa sensibilità in primo piano, cosa che nei miei video è sempre stato il filo conduttore: arrivare al cuore, farlo emergere e da lì capire quali sono state le intenzioni del regista. Come ho detto nel video “LA CRITICA SECONDO ME: La Mia Visione” io parto sempre dall’unico condottiero che è il regista: se nel film poi non c’è anima mi riesce difficile valutare l’opera perché mi perdo nei meandri di una trama che non va da nessuna parte. La critica, quella che ho cercato di seguire, si sofferma su aspetti troppo tecnici e non mi ci ritrovo mai. Non so se è un problema mio ma è proprio un’opinione che non riesco a condividere. In sintesi è tutto un discorso di cuore, di impatto emozionale, di che cosa ti trasmette il film alla fine e come ti senti. Se esci dalla sala entusiasta o amareggiato alla fine il film deve sempre suscitare qualcosa ed una volta che l’ha fatto cerca di esprimere questa emozione. La critica quindi secondo me risulta troppo imparziale e non mi comunica lo stato d’animo del regista.
Io: Gli oscar sono famosi per essere prestigiosi a livello ufficiale ma per diversi amanti della settima arte lasciano molto a desiderare poiché spesso sottovalutano la fantascienza, il fantasy, l’horror ed i blockbuster. Recentemente però con diverse nomination e vincite delle ultime edizioni le cose sembrano cambiare in meglio. Tu pensi che si stiano effettivamente aprendo?
Antonio: Gli oscar valorizzano sempre determinati e specifici temi: l’integrazione razziale, la condivisione di una certa cultura in modo da farla conoscere al mondo, il cinema d’inchiesta, quello con più impronta ironica. C’è un aspetto che mi ha sempre interessato degli oscar ed è la varietà: non sono film fatti con lo stampino per quanto riguarda il genere che rappresentano, c’è sempre qualcosa da dire e spaziano dai drammi ai film in costume. Hanno per esempio introdotto dei blockbuster che sono perfino riusciti ad ottenere la nomination come miglior film e qui mi collego a “Black Panther”: devo dire che anche io ero rimasto perplesso di fronte a questo annuncio della Marvel che è riuscita a far breccia in questa cerimonia con una pellicola che ha ottenuto 7 categorie. Qualcosa quindi sta effettivamente cambiando perché è bene riuscire a includere un cinema che è destinato alle masse ma di cui tuttavia la critica comincia a notare il potenziale: non si tratta solo di un cinema arraffa soldi perché hanno un loro metodo di lavorazione enormemente frenetico ma al passo con i tempi che ha attirato parecchia attenzione, perché non puoi più escludere dalla cerchia film considerati spesso di nicchia. Il sudore versato per questi film e l’impianto che si vuole dare lo si fa per inserire anche un senso ed una linea di trama, dare un senso di riflessione invece che rifarsi solamente alla trasposizione dei fumetti: infondono una linfa al genere in modo da diventare estremamente popolari e tutto ciò perché appassionano, perché fanno breccia nei nostri cuori e non solo nei nostri occhi. C’è qualcosa alla base che non possiamo omettere e che dobbiamo assolutamente valutare: arrivare quindi a questo traguardo è importante e non ci si può lamentare. Non si può rimanere chiusi e non riconoscere il valore e l’importanza culturale di cui ormai questi film si fanno carico. Mi tocca quindi rivalutare questa nomination a “Black Panther” quando inizialmente avevo detto “Ma allora a “Logan” niente?” perché il fatto positivo è che da adesso in poi anche i cinecomic ed i blockbuster in generale avranno speranza di essere valutati dagli oscar in futuro, non possono più tirarsi indietro. Bisogna valutare anche lo step successivo e non semplicemente il film in questione: bisogna valutare anche il box-office e quanto il film abbia mosso gli animi degli spettatori. Meno male quindi che siamo arrivati a questo traguardo.
Io: Mi piacerebbe sapere un regista che reputi sottovalutato ed un altro invece che reputi sopravvalutato.
Antonio: Un regista che successivamente è stato messo immeritatamente in secondo piano è uno che è stato in grado di rivitalizzare il cinema action del nuovo millennio (ed uno dei miei video successivi parlerà proprio di questo): Paul Greengrass, l’uomo che ha realizzato film come “Green Zone”, “Captain Phillips”. Io ovviamente intendo un uomo che è sottovalutato dalla massa, perché dai critici è sempre ben accolto e ciò non può che farmi piacere. Paul Greengrass ha sempre tenuto un basso profilo, sempre con mezzi risicati, ma con un cinema che attacca pesantemente le sinapsi, che vuole entrare di prepotenza e scuotere gli animi (con film come “Bloody Sunday” e “United 93”) per poi esordire con il cinema action che ha portato ancora più dinamica con la trilogia di Borne. Lo sfornare continui seguiti sul personaggio sembrava non avere senso ed invece tutto ciò ha gettato nuove basi sul cinema action per quanto riguarda il muovere la macchina da presa ed il coinvolgere lo spettatore nei combattimenti e negli scontri fisici. Tutto ciò è stato un punto di svolta non indifferente che bisognerebbe riconsiderare. Dobbiamo rimettere Paul Greengrass sul piedistallo perché hanno voluto riproporre la tecnica svariate volte con questa mania di muovere la telecamera non facendoci capire nulla di quello che sta accadendo, ma non è così che ha agito Greengrass che invece ha presentato una tecnica innovativa che trasporta nel vivo dell’azione ed infonde ancora più tensione in qualsiasi scontro che si presenta. Oggi stranamente questo grande regista non è più al centro delle discussioni e la gente non parla molto di lui. Un regista che trovo invece sopravvalutato è James Wan. C’è stata l’intrusione di altri registi che siccome si sono fatti avanti ed hanno reinventato il linguaggio del cinema horror e sono riusciti anche a lasciare il segno (come per esempio Mike Flanagan per “Oculus”, Ari Aster per “Hereditary”, Jennifer Kent per “Babadook”, Robert Eggers per “The VVitch”, etc.) che sono riusciti ad infondere ancora più terrore e paura per l’ignoto. James Wan ha esordito con “Saw” per poi proseguire con “L’Evocazione” ed altri film che hanno anche generato persino delle saghe ed il suo operato lo apprezzo fortemente, tuttavia lui è stato elevato al dio dell’horror che può fare qualunque cosa: secondo la gente lui è il miglior regista di film horror in circolazione ed è sotto questo aspetto che non sono d’accordo, perché ci sono altre personalità che riescono a rinnovare il genere in una maniera mai vista prima e su cui puoi perdere decine di minuti per analizzare ogni singolo componente e James Wan quindi non è l’unico in questo. Non trovo sopravvalutato il suo cinema, ma la considerazione che si ha di lui che lo porta ad essere visto come unico maestro dell’horror moderno.
Io: Che cosa pensi di YouTube Italia?
Antonio: Di YouTube Italia sinceramente io mi limito a seguire pochi canali di cinema. Non ho trovato contenuti interessanti se non quelli inerenti ovviamente alla mia passione attraverso ragazzi che ritengo umili e capaci nell’esprimersi argomentando e che mi intrattengono. Si può dire che ho una visione parecchio limitata perché non trovo il coraggio di sbilanciarmi nelle tendenze. Io non voglio rimanere coinvolto perché non so se potrebbe diventare una droga per dei contenuti ottimi o se annienterebbe le mie capacità celebrali. Piuttosto quindi che pormi questo quesito e riempirmi dei dubbi allora mi tengo a debita distanza e mi affido ai colleghi che riescono ad attirarmi dentro i loro discorsi e darmi quella spinta nello scrivere sotto i loro video per confrontarci. Inoltre di YouTube Italia non seguo un gran che perché mi sposto all’estero: io mi drogo di trailer reaction fatte dagli americani perché sono più spigliati, simpatici e grintosi, perché cercano di tirare fuori le battute più disparate ma con una personalità precisa. Prelevo un po’ della loro confidenza davanti alla telecamera e cerco di adattarmi, prendo dall’estero per poi riuscire ad avere più grinta senza rimanere perfettamente rigido o troppo pacato. Io ho quindi di YouTube Italia una visione periferica abbastanza ridotta perché mi interesso solo della mia materia e a chi riesce a trasmetterla bene per poi spostarmi all’estero con youtuber di spicco molto seguiti che sono anche un po’ una fonte di ispirazione per come posso essere più spigliato.
Io: YouTube più volte ha cercato di avvicinarsi al cinema e di fondere entrambe le piattaforme. Tu come vedi nel futuro una collaborazione del genere?
Antonio: Ci sono sempre state le intenzioni di base di far emergere il carattere di determinati personaggi del web per poi trasportarli nell’ambito cinematografico. L’intenzione era quella di farsi conoscere per il carattere che hanno sviluppato con il tempo anche durante la loro attività e grazie alla loro community, questo non lo mette in dubbio nessuno ed è una voglia di mettersi in gioco che posso solo apprezzare e che ammiro fortemente. Il tutto però va a cozzare con i mezzi limitati che si ha a disposizione: la maniera di montare le scene, di infondere l’energia giusta, il carisma non solo dietro ai personaggi ma anche dietro alla cinepresa. Come si può strutturare una storia che possa reggersi sui personaggi senza evitare di mettere solo loro nell’attenzione (cosa impossibile)? Si è sempre puntati sulla figura di rilievo che ad un contenuto vero e proprio in grado di appassionare non solo gli iscritti dei canali ma anche le persone che sono ignare di tutto questo mondo che rappresenta il web e non c’è mai stato quel salto che poteva appunto aprirsi ad una varietà e ad un tipo di cinema d’intrattenimento che potesse includere una vasta fetta di pubblico e quindi io non riesco a prevedere il futuro di questa collaborazione. Non si sa perché ci sono stati vari e svariati tentativi di imprimere una precisa linea di cinema però valorizzando solo le robe spensierate che però non hanno portato da nessuna parte perché non c’è stato un costrutto di base essendosi dimenticati totalmente di una sceneggiatura che rendesse il tutto compatto fino ad arrivare a dei temi e tematiche importanti. Ci possono essere delle potenzialità che non sono state espresse per ora in nessuna maniera. Per quanto mi riguarda ci sono dei produttori che stanno dando delle possibilità a questi giovani di mettersi in primo piano, ma i risultati non sono soddisfacenti perché c’è solo la volontà di prelevare il personaggio di YouTube per poi incollarlo malamente in un linguaggio cinematografico con la quale il personaggio non si ritrova e per questo il flop al box office è assicurato. Proprio per questo io sono molto preoccupato.
Io: C’è qualche cortometraggio, lungometraggio o webserie su YouTube che ti ha colpito notevolmente?
Antonio: Un conto è fare YouTube al cinema, un conto invece è il provare a fare del cinema in una piattaforma limitata e piccola che però si può espandere con il passaparola che spesso ha una certa rilevanza verso i prodotti del web. Quindi ci sono determinate persone che possono sfruttare la piattaforma per proporre invece delle prospettive ragionate, sensate, che hanno un loro obiettivo narrativo, che riescono ad essere strutturate con il linguaggio della serie (che diventa in questo caso webserie) in grado di appassionare degli iscritti che non pensavano che un determinato personaggio potesse dedicarsi ad altro, come un comico come Michael Righini che è sempre stato visto come una persona che porta avanti un solo cannovaccio e che invece può avere un cambio di registro completamente diverso come la serie di “Fuga dalla Morte”. Sono delle personalità che non si limitano a pensare di aver accumulato una popolarità tali tanto da poter sfruttare altri medium andando al cinema o alla televisione per farsi notare di più, ma che invece sanno di poter comunicare attraverso un altro linguaggio ed infondere un’altra sensibilità senza limitarsi ai siparietti e dando agli iscritti qualcosa di nuovo. C’è quindi invece chi riesce ad imporre una propria autorialità per staccarsi dalla massa, per distinguersi e fare la differenza con una mentalità molto lucida, in grado di ispirare anche una community che non può rimanere sempre su video come challenge, scherzi, prank, etc. C’è qualcosa che si muove su YouTube con aspiranti registi e attori che vogliono fare emergere un carattere che si stavano tenendo per troppo tempo. Si sono imposti di non voler essere la macchietta di sé stessi, ma di fare qualcosa per aprirsi al dialogo, ispirare e stupire.
Io: C’è uno youtuber con il quale ti piacerebbe tanto collaborare?
Antonio: Io direi che posso anche rivelare in anteprima cosa avrei intenzione di fare, sperando che vada in porto: intendo collaborare con Orediorrore, uno youtuber molto sottovalutato negli standard dei recensori cinematografici.