Abbiamo scambiato qualche parola con uno dei recensori più influenti di YouTube Italia!

Quando il canale YouTube dei Licaoni chiese ad un videotecaro e recensore cinematografico di partecipare ai loro lavori, il pubblico accolse così bene la sua presenza da spingere quest’ultimo ad aprire un canale tutto suo. Questo videotecaro è Federico Frusciante, il quale attualmente ha un canale YouTube con più di 44.000 iscritti ma che sicuramente avrete sentito nominare più di una volta nella piattaforma italiana.

Nonostante il numero di iscritti possa apparire a qualcuno come basso rispetto ad altri, la potenza di Federico Frusciante sta nella community: il suo spirito critico è riuscito fortemente ad imporsi nel web italiano e le sue opinioni creano sia una fortissima schiera di appassionati che dei giganteschi dibattiti con alla base dei discorsi interessanti, a prescindere da quanto si possa essere d’accordo con lui.

Inoltre il recensore è anche un volto ormai storico sulla piattaforma, avendo infatti realizzato il video editato più lungo di YouTube Italia e che ha avuto un successo incredibile per la sua durata. Ormai quindi, quando si pensa ai principali youtuber italiani che parlano di cinema, è doveroso mettere nella lista anche Federico Frusciante sia per la sua qualità che per la sua gigantesca influenza.

Abbiamo avuto l’occasione di fare diverse domande al celebre recensore, parlando della gestione del suo canale, della gestione della sua videoteca che lotta contro la mancanza della cultura, del modo di fare da parte dei produttori e dei distributori per quanto riguarda gli autori al cinema e di molte altre cose.  Vi auguriamo una buona lettura.

Io: Iniziamo parlando del tuo record storico battuto per giunta più di una volta: tu sei colui che ha realizzato il video editato più lungo di YouTube Italia e ce ne vorrà di tempo prima che qualcuno possa batterti. Come ti fa sentire questa cosa?

Federico: Non mi fa sentire niente. Io non ho battuto nulla per scelta. La lunghezza della durata di ogni video è cresciuta perché è cresciuto il numero di film di cui parlare ogni volta, ma nulla è dovuto ad una premeditazione per raggiungere uno scopo se non la forte voglia di parlare di cinema. Come mi sento? Come tutti gli altri video se non che per la prima volta sono stato una settimana tra le tendenze dei video italiani più visti, cosa stranissima per me che faccio roba di nicchia. È divertente sapere che cose del genere fanno ancora abbastanza clamore, ma il bello è che ci sono tanti colpiti per la lunghezza del video quando io mi sono impegnato per renderlo il più diretto possibile pur cercando di non essere mai superficiale: il video originale infatti senza tagli durava 22 ore. Mi sento bene ma non è una cosa che mi da particolarmente soddisfazione. È semplicemente una durata per me.

Io: Tu hai aperto il tuo canale dopo il successo ottenuto con la tua collaborazione nei video dei Licaoni, la quale ha iniziato a costruire la base per la tua popolarità su YouTube. Il successo sulla piattaforma ha cambiato in qualche modo la tua vita o il tuo modo di vedere le cose?

Federico: Assolutamente no. Secondo me io non ho alcun successo, ma semplicemente un modo di lavorare diverso. Ho trovato un modo di guadagnare qualche euro e soprattutto di girare ciò che mi piace, essere invitato ai festival ed essere invitato alle università. Queste cose sono sicuramente belle ed avere un numero di follower, pur non essendo così tanti rispetto ad altri, è sicuramente una cosa interessante ed il momento più bello è incontrare la gente e chiaccherarci. Quest’ultimo elemento è sicuramente cambiato di più: conoscendomi più persone è più facile parlare di cose che mi piacciono con sconosciuti. Per il resto lavoro sempre in videoteca ed è cambiato poco da prima a ora, perché io ho sempre parlato di cinema, anche se magari non con i mezzi di YouTube. Sono aumentati i rapporti umani dal vivo perché se ti conoscono decine di migliaia di persone è più facile che la gente ti riconosca per strada, ma io come persona non sono cambiato.

Federico Frusciante Tarantino
(Federico Frusciante mentre parla di Quentin Tarantino in una monografia dedicata a lui e pubblicata sul canale dei Licaoni)

Io: Che rapporto hai con la tua community? Come lo descriveresti?

Federico: Ho rapporti di amicizia se posso e più ne incontro dal vivo meglio è, sperando che quelli che incontro siano sempre persone intelligenti con cui parlare, cosa che la maggior parte delle volte capita ed alcune no. Delle volte faccio anche due o tre serate gratuite in videoteca proprio per incontrare delle persone ed aprire dei dibattiti sul cinema e queste cose spesso raggiungono 600 e 1000 persone a serata. Le persone con cui ho legato di più diventano dei rapporti di amicizia col tempo ed ovviamente se mi conoscono dal vivo, perché non riesco ad aumentare i rapporti solamente attraverso i social e basta.

Io: Tra tutti i recensori popolari su YouTube Italia, tu sei spesso definito da molte persone (e tra queste sono comprese anche altri youtuber) il più influente: c’è infatti la percezione che oltre la metà della tua utenza accetti le tue opinioni cambiando spesso idea. Questa cosa la consideri positiva o negativa?

Federico: Se uno la pensa come me la considero una cosa positiva e chi dice il contrario è un bugiardo. Anche quando si cambia idea: se ti garba Michael Bay ascolta me e ti faccio garbare qualcos’altro. Ad un certo punto la scelta è personale ed io non obbligo nessuno. Faccio due discorsi e se uno cambia idea e la pensa come me tanto meglio, perché tutti vorrebbero che la gente la pensasse come il proprio pensiero, tutti. Ripeto: chi ha mai detto il contrario dicendo che non vuole questa cosa dice stupidaggini. Se faccio cambiare idea su cose del genere mi sembra quindi di avere ragione, altrimenti perché uno avrebbe dovuto cambiare idea? Poi se qualcuno fa un’altra riflessione e cambia tutto in un altro pensiero a me va bene uguale. Non sono fissato con i pensieri delle altre persone, ma se uno in più finisce per pensarla come me sono contento. Non posso di certo essere disonesto come gli altri che dicono “No, la gente deve pensare con la propria testa.” Certo, devono pensare con la propria testa dopo che qualcuno gliel’ha fatta partire. Così poi è stato con me: quando io ascoltavo per esempio Ghezzi cambiavo idea su delle cose, ma questo che vuol dire? Che sono schiavo dei fenomeni e non capisco nulla? Sono tutte stupidaggini. Se uno fa un discorso che convince una persona e quest’ultima cambia idea non vedo quale sia il problema.

Io: Com’è attualmente la gestione della tua videoteca? Le difficoltà nel mandarla avanti sono ancora molto grandi o ci sono miglioramenti?

Federico: Sono ogni giorno peggiori e speriamo di arrivare a fine 2020. Sono anni che io non prendo stipendio da questa attività. Sono qui per la gloria e per contribuire un minimo alla cultura di Livorno, ma presto non potrò più andare avanti così. D’altronde se la gente vuole Netflix, fa chiudere chi si impegna da oltre trenta anni di attività e preferisce essere aiutata da un algoritmo invece che venire a fare due parole di cinema va bene così. Se per loro quello è il progresso va bene, ma per me non è progresso, è solo il futuro. Secondo me ogni volta che si perde l’uso del linguaggio e quindi un’interazione tra esseri umani si perde sempre qualcosa, quindi direi che siamo nella me**a fino al collo.

Io: E non c’è secondo te una possibilità che il mercato delle piattaforme e dell’home video possa esistere senza che nessuno dei due si possa danneggiare a vicenda?

Federico: No, perché siamo tutti chiusi. Se ci fossero diecimila negozi direi che si può anche trovare un accordo, ma se ci sono a malapena cento negozi in tutte Italia mentre chiudono storiche attività che vanno avanti da più di trenta anni perché dovrei vedere una cosa diversa? Le videoteche scompariranno se non sono già scomparse completamente.

Io: Non solo sei un sostenitore forte del cinema italiano che vuole portare novità specialmente nel genere, ma hai pure partecipato ad un progetto molto simile… e dico simile perché si tratta di una webserie su YouTube. Sei infatti uno dei membri del cast di “Matildà: Un Accento sulla A” con protagonista Arianna Bonardi e diretta da Daniele Misischia, opera che ha vinto anche il Digital Media Fest. Come è stata l’esperienza e che cosa pensi del prodotto?

Federico: Molto divertente. Arianna è mia amica ed è stata anche premiata al festival come miglior attrice per quella parte. Daniele è un bravo regista e quindi ho passato un’esperienza molto piacevole, anche se non è la prima volta. Io infatti ho recitato in almeno trenta webserie e cinquanta corti. In quella di Arianna mi sono trovato benissimo e mi fa piacere che sia andata bene. Spero che continui così perché Arianna è una brava attrice e se lo merita.

Matildà Con L'Accento Sulla A Federico Frusciante
(Federico Frusciante in una scena del terzo episodio della webserie “Matildà – Con L’Accento Sulla A”)

Io: Negli ultimi tempi il cinema italiano ha sfornato film diversi dalla pura commedia e dal puro dramma con i due “Il Ragazzo Invisibile”, “Il Racconto dei Racconti”, “Lo Chiamavano Jeeg Robot”, “The End? – L’Inferno Fuori”, “Il Primo Re” e “The Nest”. Tu pensi che il cambiamento nel cinema italiano stia avvenendo davvero o sei più pessimista a riguardo?

Federico: Sono molto pessimista. Ci sono stati anche “Suspiria” di Guadagnino e “Non Essere Cattivo” per esempio, ma se si mette tutto insieme quelli che hanno incassato bene alla fine forse sono due circa. Finché il pubblico, nonostante sui social se ne parli, non vuole questa rinascita io non la vedo. Certo, ci sono comunque diversi tentativi e su “The Nest” fanno persino un remake americano e quindi mi fa piacere, perché qualcosa alla base che si vuole smuovere c’è….. tuttavia se un film come l’ultimo “Suspiria” non arriva nemmeno ad un milione di euro non so fin dove può arrivare questa rinascita. “The Nest” è andato bene, “The End” è andato bene, “Il Signor Diavolo” è andato benino… però l’esplosione vera di gente che ne parla come nei film di Checco Zalone o altre commediacce io non la vedo. Al momento mi sembra ancora una cosa abbastanza di nicchia nonostante il successo di “Lo Chiamavano Jeeg Robot” e di altri

Io: Quindi concordi nel dire che la strada è ancora lunga. Dei talentuosi autori di genere hanno trovato i finanziamenti e questa è una cosa da non sottovalutare, ma c’è ancora della gente che viene presa a calci senza che abbiano la possibilità di essere nemmeno valutati sul serio dai distributori nostrani. Ti chiedo di valutare questo caso: Fabrizio La Monica, il quale ha realizzato il bellissimo lungometraggio “Vork And The Beast” con un budget pari a 0 che si trova su YouTube e che tu hai visto apprezzandolo parecchio, ha diretto “Dio Non Ti Odia”, film vincitore di diversi festival cinematografici. Nonostante le ottime recensioni, il film non ha ancora una data di uscita italiana, mentre in America è uscito sia in dvd che su Prime Video. La cosa mi ha fatto ricordare quando Mario Bava e Lucio Fulci venivano disprezzati nel nostro paese per venire amati all’estero. Secondo te c’è una spiegazione a questa cosa?

Federico: Purtroppo Fabrizio, per quanto si stia sbattendo, non ha una distribuzione nel cinema. Gli americani sono venti volte noi e quindi hanno venti volte più possibilità di venderlo. Inoltre gli americani hanno una cultura fantasy, mentre noi non ce l’abbiamo. Noi siamo legati ad una cultura diversa e non siamo ancora indotti sul serio a pensare che siamo capaci di creare roba come “Vork and The Beast”. Io spero che “Dio Non Ti Odia” la trovi una distribuzione… ed il problema è sempre quest’ultima, come hanno sempre affermato Romero, Deodato e diversi altri registi che ho intervistato: ad un certo punto qualcuno che sgancia i soldi per girare un film li trovi, ma poi non sai a chi fare vedere il film. Poi la vedo dura perché Fabrizio è del sud, mentre se abiti a Roma hai più contatti… e gli auguro come a tanti amici miei di poter sfondare. “Dio Non Ti Odia” è molto bello e dovrebbe ancora di più di farlo girare in festival italiani cercando di farlo vedere a dei distributori come 01, Fandango. Purtroppo è una cosa estremamente difficile oggi. I film di Mario Bava e Lucio Fulci erano disprezzati dai critici dell’epoca… però incassavano tantissimo. Non sapremo mai fin dove si può spingere il pubblico italiano se non si da nemmeno una possibilità ad opere originali e di qualità, però purtroppo per ora le cose vanno così.

Manetti Bros Federico Frusciante
(Federico Frusciante insieme ai Manetti Bros, autori di opere moderne di genere italiane)

Io: Tra i cinefili si dice che ormai ci siano troppi film commerciali invece delle normali opere d’autore. Non pensi che invece di film d’autore ne escano tanti ogni anno ed in realtà il problema principale sia semplicemente il fatto che vengano distribuiti male o pubblicizzate male e per questo il pubblico non calcola determinate opere?

Federico: Il problema è che il pubblico si è chiaramente abbassato a livello di gusti ed è inutile, perché un tempo eri abituato a vedere nel cinema commerciale film come “Conan Il Barbaro”, “Ladyhawke” o “I Goonies” per esempio, mentre adesso vanno schifezze come “Detective Pikachu”o “Transformers”, quindi come ho appena detto il livello medio dei blockbuster si è abbassato… ma questo vuol dire poco. In realtà quello che rende impossibile il cinema d’autore nel giro è ancora una volta il fatto che si pensi che il cinema d’autore sia quello palloso quando in realtà il cinema d’autore lo fa l’autore e non lo fa il genere. Il problema è che in Italia ancora non si è visto “Lighthouse”, che “Midsommar” arriva quasi un mese dopo e che “La Casa di Jack” mezzo anno dopo. Ancora una volta il grande problema italiano è che la distribuzione fa schifo e premia solamente i film Marvel, che quando arrivano sono piazzati in questo modo: “Captain Marvel” sta in otto sale e tutto il resto che esce non trova spazio. Adesso tutti si stanno riempendo la bocca con Bong Joon-Ho perché ha vinto l’oscar grazie a “Parasite”… ma il suo “Memorie di Un Assassino”, film del 2003 che è finalmente arrivato in sala e che io ho visto diversi anni e lo reputo meraviglioso, a Livorno non c’è. Per vederlo devo andare a Firenze, quindi dov’è questa voglia della gente di vedere cinema? La gente vuole vedere puttanate e basta, così come vuole vedere “Sanremo”, “Il Grande Fratello”, “X-Factor” e la Barbara d’Urso. Non capisco perché se la maggior parte degli italiani vuole guardare quella merda deve vedere bel cinema, quindi va a vedere cinema di merda. Per me è tutto collegato e non è che una cosa si distacca dall’altra. Quando una società premia l’ipocrisia e la finzione, è chiaro che tutto quello che non è questo o che si allontana non viene premiato.

Io: E non pensi che ci sia alcun modo di spingere altro tipo di cinema facendo in modo che il pubblico abbocchi a gran qualità? Ti faccio un esempio: tu hai reputato “Star Wars: Gli Ultimi Jedi” uno dei migliori film di fantascienza del decennio e quello era un blockbuster che ha visto un sacco di gente.

Federico: Quella è l’eccezione che conferma la regola, dato che ne escono decine e decine e decine di blockbuster ogni anno. Guarda caso l’ultimo film di Star Wars invece è un vomito, perché prima hanno fatto un bel film e non essendo questo film piaciuto ai fan hanno realizzato un altro film per il fan che è inguardabile, distruggendo la creatività. Tuttavia il problema non è che il blockbuster sia bello o meno, il problema è che si mangia tutto: se uno vuole vedere “Gli Ultimi Jedi” ed il giorno dopo vuole vedere il nuovo film di Polanski, il nuovo film di Polanski non c’è perché “Gli Ultimi Jedi” si è beccato quasi tutte le sale e che sia bello o brutto a me non interessa. Il problema è il monopolio che andrebbe un attimino eliminato. Le cose con le multisale negli ultimi 20 anni sono totalmente deflagrate, perché c’era chi credeva nel cinema in altre parti più piccole e c’era più possibilità di scelta, adesso invece uno prende l’assegno e tutto il resto scompare.

Io: Registi come John Carpenter, nonostante siano delle leggende, non lavorano. Eppure case di produzione come la A24 o la Blumhouse hanno realizzato diversi film low budget ma in cui hanno lasciato libertà agli autori.

Federico: Prima di tutto la A24 fa sempre film di qualità, mentre la Blumhouse tira fuori qualunque cosa ed acchiappa pure degli ottimi film, ma la prima menzionata non ne ha sbagliato uno. Il motivo per cui un regista come Carpenter non lavora è che, se un film Blumhouse costa cinque o otto milioni, lui ha dichiarato che ,se non gli danno venti milioni per fargli girare un film come vuole lui, non farà mai un’altra opera. Perché queste case dovrebbero investire per un film che costa quanto altri tre diretti da ragazzetti pieni di libertà ma che alla fine sono ragazzetti? Quando uno è giovane, fa il film e già se gli dai tre milioni gli sembra di essere ricco, mentre uno come Carpenter vuole un budget per fare le cose che vuole fare e non si vuole più arrangiare. Inoltre gestire un giovane di venti/trenta/quaranta anni che sta iniziando a costruire una carriera è molto facile, perché anche in quella libertà puoi imporgli determinate cose. Se a Carpenter invece il produttore esecutivo va a dire che degli elementi non li può fare devi vedere lui che cosa gli dice. Il motivo per cui dicono di far lavorare più i giovani è perché questi ultimi brontolano meno ed hanno più voglia di lavorare, come nel vero mondo del lavoro. Assumono un diciannovenne perché non ha problemi e deve iniziare, mentre non assumono un quarantacinquenne perché ha fatto già trenta anni di lotte ed è molto più preparato. Poi magari giovani registi di talento scompaiono dopo tre anni perché i loro film non hanno lo stesso successo: vedasi Neill Blomkamp.

Io: Però ci sono giovani registi che continuano ad affermarsi, vedasi Damien Chazelle per esempio.

Federico: Ma per me Chazelle fa schifo. Di lui mi garba solo “First Man” e gli altri suoi film per me sono spazzatura. “La La Land” lo trovo un troiaio immane e “Wiplash” non fa eccezione.

Io: Ok, come non detto. Facciamo un altro esempio: il successo di Jordan Peele? 

Federico: Jordan Peele è un grande, ma ha fatto per ora due film e bisogna vedere cos’altro tira fuori. Lui è un autore giovane e vediamo finché lo fanno lavorare. Il mio discorso è questo: lui ha fatto “Scappa – Get Out” e “Noi” che sono andati davvero bene, ma se il prossimo fa flop ci metterà anni a farne un altro. Guarda Sam Raimi che non fa film da anni, guarda John Landis. I migliori registi al mondo non fanno film, questa è la realtà degli americani. Sono vecchi ed i vecchi non devono fare i film perché i giovani non vanno a vedere film di vecchi. Inoltre anche a questi, a parte Raimi con Spider-Man, non frega nulla di fare cinecomic o altri film prodotti perché di moda. L’unico che è rimasto è Tim Burton che continua a trovare compromessi e a girare un film per sé ed un film per commissione, pur mettendoci comunque spesso tanto di suo (basta guardare “Dumbo”). Gli altri sono tutti scomparsi. Si scoprono talenti che sono definiti tali finché con cinque milioni ne fanno incassare almeno venticinque, poi se con venti ne fanno diciotto non sono più talenti perché non lavorano più. Un esempio: Richard Stanley che torna al cinema dopo venti anni con il suo “Color Out The Space” che aspetto tantissimo e chissà quando vedremo mai.

George Romero Federico Frusciante
(Federico Frusciante mentre intervista il compianto George Romero, il regista dei film sugli zombi per eccellenza)

Io: Visto che prima hai citato “Parasite” mi collego alla sua vittoria agli oscar. Tu hai detto che della sua vittoria non ti importa perché giustamente, indipendentemente dai premi, il film è bello e questo è quello che importa. Non pensi tuttavia che la sua vittoria possa incentivare la distribuzione per altri film orientali?

Federico: Negli anni sessanta arrivò Kurosawa e sembrava che il cinema giapponese dovesse sfondare… e niente. Negli anni settanta arrivò Bruce Lee, abbiamo avuto due anni di film di arti marziali… e fine. Negli anni ottanta arrivò “Storia di Fantasmi Cinesi”, poi due film… e via. Negli anni novanta “La Tigre e Il Dragone” è durato due giorni. Negli anni duemila “The Ring” ha fatto durare l’ondata in un anno o due ed uguale sarà con “Parasite”.

Io: Però è anche vero che nessun film straniero ha mai vinto un oscar al miglior film come è successo con “Parasite”.

Federico: E chi se ne frega.

Io: Mi riferisco alla percezione del pubblico generalista.

Federico: Appunto, io mi riferisco proprio a questo. A chi vuoi che importi di quanto la gente reputi bello “Parasite” in base agli oscar, non porta avanti nulla. Inoltre, come ho detto prima, “Memorie di Un Assassino” è stato distribuito in trenta sale ed io per vederlo devo fare un viaggio di 50 chilometri da Livorno, quindi non è che ci sia tutta questa voglia di vedere qualcos’altro di simile a “Parasite”.

Io: Però “Memorie di Un Assassino” esiste già in dvd da anni, non è una nuova uscita per quanto sia la prima volta che arrivi al cinema.

Federico: E questo va a significare ancora di più quanto il pubblico italiano non capisca nulla, perché per vedere questo film abbiamo avuto bisogno di aspettare diciassette anni e che qualcuno dicesse “Guarda, è bravo Bong Joon-Ho, ha vinto tre oscar e quindi vai a vederlo.” La tristezza italiana. Poi con il prossimo film che farà scalpore si scorderanno di qualsiasi altra cosa abbia fatto Bong Joon-Ho ed il suo “Parasite”, è molto semplice. Ogni anno ti rompono le palle con un film per sei mesi, un autore per sei mesi e poi entrambi scompaiono. Dalla mia esperienza è sempre così. Questa non è una polemica: per me è la verità. L’unica speranza che ho è che mi sbagli completamente, perché io spero che questa cosa aiuti a portare nuovo cinema, ma fino ad ora non è mai successo. Non è mai successo che un film orientale che per una volta ha avuto successo abbia portato poco più di dieci film e fine. Dove si vuole andare in un paese in cui la gente non vede film perché gli attori hanno gli occhi a mandorla e credono che i giapponesi ed i cinesi siano uguali perché hanno gli occhi a mandorla? Io non credo che il successo di un film coreano stimoli a vedere altra roba orientale, perché ho un negozio home video da ventitré anni ed ogni volta che consiglio alla gente un film orientale la loro risposta è: “I film con chi ha gli occhi a mandorla io non li voglio vedere.” Spero sempre di sbagliarmi di grosso e che abbia ragione chi pensa positivo, in modo di essere sommersi da cento film orientali ogni anno al cinema… ma al momento, se ne arriva un altro, è un miracolo per me.

Io: Su YouTube ci sono numerosi comici, attori e videomaker. Per te ce ne sono alcuni che meriterebbero di fare cinema? Se si dicci delle webserie oppure dei lungometraggi caricati direttamente su YouTube che ti hanno colpito particolarmente.

Federico: Non voglio fare nomi perché magari poi lascio fuori gente che mi sono dimenticato e mi dispiacerebbe. Di certo sia sul web che fuori ce ne sono tanti di giovani registi italiani e di talento. Tuttavia se sei indipendente e sei spocchioso e insopportabile sono fatti tuoi ed il film non te lo fanno, ma se invece non hai agganci comunque non te lo producono. L’Italia è un paese in cui il cinema non funziona e chi ne soffre di più è sicuramente il cinema indipendente e underground.

Maurizio Merluzzo Federico Frusciante
(L’attore e youtuber Maurizio Merluzzo e Federico Frusciante durante un celebre scherzo fatto a quest’ultimo)

Io: E cosa pensi di YouTube Italia in generale?

Federico: Io sinceramente non seguo molto YouTube, ho qualche amico come Andrea Bruno e guardo anche qualcosina, ma non ho il tempo fisico per seguire davvero la gente che mi interessa. Inoltre ho quarantasei anni e non sono nato con YouTube, ho una vita diversa. Ne guardo pochissimo e quasi sempre quando mi dicono “Guarda questa cosa”. Ogni tanto seguo quei due o tre amici o qualcosa che mi interessa, ma in generale non guardo molto e non lo faccio né per spocchiosità e né per altro, ma perché semplicemente sono di un’altra generazione. Se devo vedere qualcuno che parla di una cosa che mi interessa al novanta per cento vado a comprare un libro e via.

Io: I video in cui tu e Victorlaszlo88 vi confrontate li ho sempre trovati tra quelli più interessanti su YouTube Italia per quanto riguarda i recensori. Tralasciando i film popolari che spesso causano bufere quando c’è il pubblico che si divide, potremo mai rivedere un confronto tra te e Victor, magari in film più sconosciuti?

Federico: Il punto è che i tre video che sono stati fatti con Mattia in realtà sono stati creati per puro caso. Eravamo insieme, si registrava e via. Non c’è nulla di preparato, sono video che mi hanno fatto anche conoscere perché Mattia ha un bacino di utenza che è dieci volte il mio, anche se alla fine mi sono beccato più insulti che altro (ride). Io già non preparo i miei video, figuriamoci le collaborazioni. Se Mattia ha voglia di parlare di qualcosa più che volentieri. Io non ho più intenzione di fare video di confronto perché li trovo divertenti per la gente ma non utili per me. Poi Mattia è un bravissimo ragazzo anche se non ci troviamo spesso d’accordo su un film. Non ho problemi quindi a chiaccherare ancora con lui, anche perché ci vuole poco a caricare il video, ma potremmo anche parlare dell’amatriciana nel prossimo, non lo so. Può darsi tutto perché io le cose non le preparo.

Victorlaszlo88 Federico Frusciante
(Il recensore Mattia Ferrari (in arte Victorlaszlo88) e Federico Frusciante mentre fanno un dibattito sul cinema indipendente)

Io: Consigliaci dei film che stanno per uscire nelle sale e che il pubblico non dovrebbe perdere per nessun motivo.

Federico: Tra le uscite di adesso, per vedere robe come “Bad Boys” “Birds of Prey” mi dovrebbero rompere le gambe. L’unico che andrei a vedere è “Cattive Acque”. Per i film che escono prossimamente aspetto per esempio “The Lighthouse” oppure “Cattivo Sangue”, film di genere italiano diretto da Simone Hebara che dovrebbe uscire in anteprima a Livorno e dalle parti che ho visto sembra sempre un ottimo film. Che poi alla fine io aspetto gli autori e non aspetto i film, solo che gli autori che garbano a me non ci sono perché non li fanno più lavorare, a parte gente come Spike Lee e Terry Gilliam che fanno un film ogni tot anni ed io qui ne vedo sempre meno.

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