Leggermente meglio ma ancora non ci siamo.

Il giorno di Natale, alle ore 13.45, è uscito il quarto episodio di “Unboxing Favij”,  webserie che vede come protagonista Lorenzo Ostuni (in arte Favij) intento a scartare pacchi di cui non conosce il contenuto. L’ultimo episodio è stata la goccia che ha fatto precipitare le cose perché, come ho detto nella recensione (che potete vedere qui), ha rappresentato il nulla totale. Sarà riuscito il gamer a migliorare le cose? Scopriamolo.

Devo ammettere che l’inizio, con un ottimo tocco di montaggio e la prima gag sul pacco, dà ottime speranze per dei contenuti più artistici e meno da vlog. Dal punto di vista tecnico la puntata, considerando gli standard della serie, risulta avere una buona regia ed il montaggio è ben fatto (pur non mantenendo i livelli dell’inizio dell’episodio). Per quanto riguarda il contenuto del video (che potete vedere qui) stavolta vediamo Lorenzo aprire un pacco con dentro giocattoli e gadget strani ed uno per uno viene provato dalla webstar. Stavolta insieme a lui ci sarà il suo amico Lorenzo.

Giocattoli Ambigui
(La celebre webstar e Lorenzo in una scena dell’episodio)

Chi si ricorda della terza puntata molto probabilmente saprà perché ho evidenziato determinate parole: fatta eccezione della presenza di Lorenzo, che nella sua simpatia (unita a quella del celebre gamer) riesce a rendere la puntata più scorrevole, e della terza ed un’unica gag artistica legata alla celebre serie TV “Breaking Bad”, non solo non c’è alcuna differenza con l’episodio precedente per quanto riguarda la struttura, ma non c’è differenza nemmeno nel tema dell’episodio.

Quindi non solo Lorenzo Ostuni ancora una volta non ha fatto quasi niente per rendere la webserie innovativa, ma gli altri organizzatori non si sono nemmeno applicati per cambiare tema, basandosi per la seconda volta di fila sui giocattoli ed i gadget strani.

In conclusione la puntata risulta obiettivamente migliore della precedente per i pochi elementi positivi appena citati, ma in punto di innovazione cade ancora più in basso. Mi dispiace, ma ancora non ci siamo.

 

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