Youtube Italia non è formata solamente da gamer e comici, ma anche da numerose altre professioni. Una di queste è quella del critico cinematografico anche se spesso quelli che lo fanno online preferiscono definirsi modestamente dei semplici appassionati, pur ricevendo dei guadagni (ragione per cui io continuo e continuerò a chiamarli critici). Quando si pensa ad un recensore cinematografico il primo che viene in mente è Karim Musa, conosciuto sul web come yotobi, durante i primi anni di attività nel suo canale. Tuttavia ciò è un errore, perché, prima di passare ai video comici di attualità, Karim non parlava di cinema in generale, ma quasi esclusivamente di film orridi con lo scopo unico di intrattenere lo spettatore. In realtà il recensore che parla davvero di cinema più seguito su Youtube Italia è il videomaker Mario Palladino, conosciuto dal web come Synergo, che ha attualmente poco più di 200.000 iscritti.

(Foto di Mario Palladino)

Tuttavia, nonostante la buona fama sul web, Mario Palladino non si è mai davvero pronunciato su una questione abbastanza spinosa che riguarda gli appassionati di cinema: la questione Netflix. Molti infatti credono che Netflix, con il vizio di produrre film che non vengono distribuiti nelle sale cinematografiche ma che vengono ugualmente pubblicizzati e definiti come pellicole cinematografiche da loro stessi, stia uccidendo il cinema. Non molti hanno approfondito davvero questo dilemma su Youtube Italia, con la eccezione di due degli youtubers cinematografici più seguiti che hanno anche confrontato le loro opinioni in video appositi (anche se spesso esse sono opposte): il primo è il critico Mattia Ferrari, conosciuto dal web come victorlaszlo88, che ha attualmente un canale di poco più di 150.000 iscritti.

(Foto di Mattia Ferrari)

Mattia Ferrari ha sempre dichiarato che dire che Netflix stia distruggendo il cinema sia un’affermazione alquanto esagerata. Questo perché, a detta di Mattia, le case di distribuzione e le piattaforme on demand devono semplicemente trovare un accordo tra di loro e per ora è normale che ci siano dei problemi con delle pellicole che al cinema non riescono ad arrivare. Inoltre ha dichiarato i buoni incassi di “Lui è Tornato” e “Sulla Mia Pelle” nelle poche sale italiane avute a disposizione in contemporaneità all’uscita streaming delle stesse pellicole sono una dimostrazione che c’è ancora chi preferisce il cinema alla semplice televisione e che queste persone siano anche una buona fetta. Come molti dissero che la televisione privata, le vhs ed i dvd avrebbero ammazzato il cinema quando poi le cose non sono andate in quella maniera, così avverrà sicuramente anche con Netflix perché la sala non morirà dato che non sarà mai permesso, almeno secondo Mattia. La distribuzione di “Sulla Mia Pelle” nelle sale e l’annuncio che anche “Roma” avrà la stessa sorte è per Mattia un altro segno di un’evoluzione positiva. Inoltre il noto recensore si è dichiarato apertamente contrario sia agli esercenti che rifiutano di fare uscire un prodotto Netflix (come è avvenuto con molti cinema per il film “Sulla Mia Pelle”) e sia ai festival che si rifiutano di inserire nel concorso determinati film solo perché sono prodotti sempre da Netflix (come è avvenuto con l’ultimo festival di Cannes), perché ciò vuol dire mancanza di progresso.

L’altro youtuber, che la pensa in maniera decisamente diversa, è l’apprezzato videotecaro, critico e videomaker Federico Frusciante, che ha un canale omonimo avente poco più di 30.000 iscritti.

(Foto di Federico Frusciante)

Federico Frusciante ritiene invece che, nonostante alcuni piccoli cambiamenti, ci siano troppi casi di prodotti cinematografici oppressi dalla distribuzione di Netflix che impedisce loro di andare nelle sale (come per esempio “Okja” e “Illang: The Wolf Brigade”) ed i pochi casi di distribuzione cinematografica per lui si rivelano inutili, perché la contemporaneità della disponibilità delle sale con quella streaming nello stesso prodotto non può affatto invogliare lo spettatore ad andare nelle sale. Inoltre per Federico Netflix aiuta involontariamente la diffusione dello streaming illegale perché sia i film che le serie, nel 90% dei casi, non vengono nemmeno stampati in home video, contribuendo quindi a mandare in crisi anche quest’ultimo settore. Infine questo continuo lodare dello streaming è visto dal semplice critico come un altro ennesimo modo per tenere dentro i giovani in casa, per non permettere interazioni sociali reali e per metter su un divano una generazione che dovrebbe invece ribellarsi ogni dieci minuti per come il mondo la sta trattando. Un’accusa da parte di Federico Frusciante decisamente pesante. Il punto è: chi ha ragione?

Il fatto che lo streaming contribuisca a tenere i giovani sul divano evitando il mondo esterno è una cosa decisamente esagerata, anche perché se fosse davvero così bisognerebbe pensare male anche dell’home video stesso, dato che porta questo nome proprio perché i film, tramite questa piattaforma, si vedono a casa. In questo modo dovremmo pensare male del vedere i film a casa in generale? Ne dubito. Qualunque prodotto artistico fruibile a casa, cinematografico e non, è dannoso se questo viene utilizzato in maniera eccessiva, non è un discorso che si collega maggiormente alla piattaforma streaming. La questione dell’home video e della pirateria è sia vera che falsa: impedire la diffusione dell’home video è assolutamente dannosa, perché la custodia di un file su disco è il modo più sicuro per conservare un’opera affinché essa non si perda. Mettiamo improvvisamente che succeda un ipotetico guasto online che faccia perdere moltissimi file, tra cui anche diversi prodotti cinematografici. Per quanto la cosa sia molto improbabile, essa non è impossibile e, in tal caso, la custodia home video salverebbe immediatamente la situazione. Meglio avere a portata di mano un prodotto piuttosto che affidarsi sempre a mezzi esterni. Il lato falso è invece che esso aiuti lo streaming illegale: lo streaming di Netflix (che da questo punto di vista è davvero un’ottima piattaforma) costa una cifra mensile bassissima e ciò ha fatto in modo che moltissima gente abbia molto limitato l’utilizzo della pirateria. Per quanto riguarda invece la scelta della distribuzione delle sale in contemporanea e quanto questi possano incidere sul pubblico, bisogna pensare un attimo alle dichiarazioni di Christopher Nolan, il noto regista di film come “Inception”, “Il Cavaliere Oscuro” e “Interstellar”:

“Netflix ha una bizzarra avversione verso il supporto delle uscite cinematografiche. Hanno questa politica insensata secondo la quale tutto deve essere simultaneamente diffuso e fruito in streaming, un modello chiaramente insostenibile per un’adeguata presentazione e proposta cinematografica. Non stanno neanche tentando di mettere piede in questa arena e per me stanno perdendo una gigantesca opportunità. Si può facilmente constatare come Amazon sia ben lieta di non ripetere il medesimo errore. I cinema hanno una finestra di 90 giorni. Un modello perfettamente utilizzabile. È straordinario. Ritengo che gli investimenti fatti da Netflix per coinvolgere in progetti interessanti dei filmmaker altrettanto interessanti sarebbe più ammirevole se non venisse impiegato come un bizzarro strumento usato a proprio vantaggio come contrappeso alla chiusura dei cinema. Sono cresciuto negli anni ’80, decade che ha visto la nascita dell’home video. Negli anni ’90 l’incubo peggiore per un filmmaker era vedere i responsabili di uno studio dire <<Sai cosa? Il tuo film lo distribuiremo direttamente in home video>>. Storia ben nota. Ora c’è l’idea, molto da Silicon Valley, che Netflix stia in qualche modo interrompendo un meccanismo di distribuzione già esistente e tutto questo ha assegnato una sorta di futuristico valore aggiunto a un modo di agire che, in realtà, è sempre stato il più basso comun denominatore nell’industria. Se Netflix producesse un gran film dovrebbe proiettarlo nei cinema e poi, dopo 90 giorni, proporlo in streaming, proprio come fa Amazon.”

Un discorso più che sensato quello di Nolan, tuttavia la contemporaneità è davvero un danno? Come ha più volte negli ultimi tempi sottolineato Mattia Ferrari, il dramma biografico “Sulla Mia Pelle”, film prodotto da Netflix e distribuito cinematograficamente da Lucky Red dal 12 settembre, è riuscito a riempire tutte le (poche) sale messe a disposizione.

(Locandina del menzionato film basato sul caso di Stefano Cucchi)

Se invece bisogna guardare un dato estero, basta pensare al thriller fantascientifico “Annientamento” che negli Stati Uniti, in Canada e in Cina è stato distribuito il 12 Marzo del 2018 in sale limitate per poi uscire 2 settimane dopo su Netflix anche nel resto del mondo. Uno stratagemma diverso da quello di “Sulla Mia Pelle” ma molto simile, anche perché comunque tutti sapevano che sarebbe uscito dopo pochissimo tempo su Netflix e nonostante questo e le sale limitate il film ha incassato poco più 40 milioni di dollari, una cifra che è molto sorprendente considerando il tipo di distribuzione.

(Locandina del menzionato film scritto e diretto dal candidato all’oscar Alex Garland)

Queste due appena menzionate sono effettivamente le prime grandi operazioni fatte da Netflix e sembrano essere partite bene. Ma se forse i dati sono più speranzosi in un territorio internazionale più aperto dal punto di vista culturale e mentale, quello che preoccupa davvero è il procedimento nel nostro paese. La crisi al botteghino in Italia si sta facendo in questi ultimi anni sempre più grande, con pochissimi film che veramente staccano una grossa quantità di biglietti nelle sale cinematografiche, di cui la maggior parte sono sequel e remake perché, nonostante la grande quantità di prodotti originali, la gente italiana vuole vedere sempre la stessa cosa per essere sicura di non sbagliare mai le poche volte che va al cinema. Inoltre gli italiani in generale ormai hanno sempre di più la pretesa di poter fare quello che vogliono in qualunque luogo pubblico, per questo spesso, invece di andare in sala, scelgono di stare a casa perché si sentono liberi di assumere qualunque atteggiamento e qualunque posizione. Se a loro viene quindi offerto sempre di più una scappatoia come la contemporaneità dello streaming alle sale, c’è il grande rischio che venga sempre di più scelta la prima opzione (ed in questo modo i timori di Federico sarebbero fondati). Il cinema in Italia si sta trasformando più in un evento che in una meravigliosa esperienza abitudinaria. La contemporaneità può andare bene scegliendo un prodotto popolare tipo un altro “Cinquanta Sfumature di Marrone Sterco Fumante” oppure, per andare meno sul tragico, un qualsiasi capitolo del Marvel Cinematic Universe? Può darsi, ma non possiamo ancora prevedere nulla perché ancora non è stata provata una cosa del genere nel nostro paese. E “Sulla Mia Pelle”? Non dobbiamo dimenticare che le sale cinematografiche che il film ha avuto a disposizione sono state davvero poche (91 per la precisione) e che quindi la gente che le ha riempite può essere stata comunque formata per la maggior parte da persone appassionate di cinema e da altre che invece erano curiose di conoscere a fondo la vicenda del caso di Stefano Cucchi. Un tipo di persone che, purtroppo, sono davvero in una nettissima minoranza rispetto al pubblico generale italiano quando si precipita in massa al cinema quelle poche volte. Per capire quindi se la contemporaneità nei cinema italiani possa funzionare o no e di conseguenza chi tra Mattia Ferrari e Federico Frusciante abbia ragione, dobbiamo aspettare i risultati di un titolo Netflix ben pubblicizzato e soprattutto ben distribuito. L’occasione forse può esserci con “Roma”, dramma che ha vinto il Leone D’Oro nell’ultima edizione del Festival di Venezia e che arriverà anche nelle nostre sale questo Dicembre.

(Locandina del menzionato film scritto e diretto dal premio oscar Alfonso Cuarón)

A tal proposito c’è da sottolineare infine l’astio di Mattia Ferrari nei confronti delle opere dei membri dei Festival quando rifiutano le “opere cinematografiche” solo perché prodotte da Netflix. Il festival di Venezia ha fatto benissimo ad accettare di far gareggiare in concorso “Sulla Mia Pelle” e “Roma”, perché essi sarebbero usciti nelle sale cinematografiche. Nel caso di film come “Okja” (che l’anno scorso era in concorso a Cannes) che invece non vengono fatti uscire nelle sale cinematografiche il discorso è diverso, perché possono essere diretti con tutta la maestria cinematografica di questo mondo, ma se poi alla fine la destinazione è solamente la piattaforma Netflix allora rimangono ufficialmente un prodotto televisivo o un prodotto home video…. e per quelli ci sono i premi dati alle opere televisive. I premi delle cerimonie come quelle degli oscar o i premi dei festival cinematografici vengano lasciati ai cinema e da chi veramente sembra almeno tenerci al cinema. Impedire ai prodotti creati per il cinema di uscire al cinema non è progresso, ma il contrario e qui Federico Frusciante ha più che ragione.

Nel frattempo sembra che ci siano progetti affinché anche Youtube debba diventare una piattaforma streaming legale. Il primo film prodotto da questa piattaforma sarà infatti “Viper Club”, un dramma thriller con protagonista la premio oscar Susan Sarandon che uscirà in cinema selezionati in America il prossimo 26 ottobre, mentre per vederlo in streaming nella piattaforma bisognerà attendere il 2019.

(Locandina del primo lungometraggio originario della piattaforma streaming di YouTube)

Anche Youtube quindi ha preferito utilizzare il sistema di Amazon e non quello di Netflix (qui trovate il trailer in lingua originale del film). Vedremo a questo punto chi trionferà e se davvero giungeremo ad una soluzione che soddisferà sia gli appassionati di cinema che gli appassionati dello streaming, senza che quest’ultima prevalga. Incrociamo le dita e aspettiamo.

(questo articolo è stato scritto e curato da Andrea Barone)

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