Nel campo cinematografico ci sono tantissimi casi di artisti che hanno numerose difficoltà nel farsi notare nel mondo dello spettacolo attraverso la distribuzione dei loro lavori. Per questo registi e attori, anche se le piattaforme del web non sono il loro mezzo di lavoro principale, utilizzano come ultima risorsa proprio YouTube, nella speranza che qualcuno finalmente si accorga delle loro capacità. Questo sistema funziona spesso all’estero, mentre in Italia è molto più difficile (e non ci stupisce, la strafottenza è una cosa che negli ultimi tempi è peggiorata in Italia sia nella cultura che in altri casi). Non sorprende quindi che su YouTube si trovino tantissimi lavori a basso budget, dei quali molti presentano un look amatoriale e molti altri invece sono uno spettacolo per quanto siano inaspettatamente curati. Moltissimi cortometraggi e mediometraggi sono rappresentazioni live action di anime fatti da amanti della cultura giapponese. Uno dei prodotti animati presi particolarmente di mira è la serie “Dragon Ball”, basata sulla celebre opera letteraria di Akira Toriyama.
Gli adattamenti cinematografici live action su questo franchise non hanno mai avuto tanta fortuna. Il primo adattamento ufficiale è “Dragon Ball: Il Film”, fantasy d’avventura prodotto dal Taiwan nel 1991 e diretto da Joe Chan e Leung Chung.

(Locandina del primo adattamento ufficiale del manga)

La pellicola è ricordata con affetto dai fan per essere una fedele rappresentazione del primo arco narrativo di Dragon Ball (anche se in realtà si prende diverse libertà per motivi di budget), pure se si tratta di una produzione molto ingenua e povera dal punto di vista visivo. Ha cercato di essere fedele allo spirito dell’opera ed i personaggi sono abbastanza simpatici, ma in sostanza è un’avventura demenziale che a malapena raggiunge la sufficienza se ci si vuole solo divertire. Il film infatti, a parte i brutti effetti speciali (che sono perdonabili solo per il budget bassissimo), pecca nel voler essere eccessivamente fedele al manga nello stile comico-demenziale che non è adatto ad un’opera cinematografica non animata ed il più delle volte appare ridicolo.
Molti anni dopo ci riprova una grande casa di produzione americana come la Century Fox ed il 2009 esce “Dragon Ball Evolution” diretto da James Wong (regista della serie “X-Files” e del lungometraggio “Final Destination”).

(Locandina del secondo adattamento ufficiale del manga)

La pellicola riprende per la maggior parte del tempo la saga del mago Piccolo, ma attraverso numerose libertà. Il film infatti compie la scelta intelligente di adattare l’universo del manga in un contesto completamente nuovo, senza mai diventare un’improponibile copia ma allo stesso tempo senza mai rinunciare allo spirito dei personaggi. In sostanza la pellicola era un’avventura visivamente ben riuscita e con concetti interessanti come la fiducia in sé stessi e la particolarità delle arti marziali, anche se purtroppo la breve durata incide sul prodotto finale che sarebbe potuto essere di un livello più alto, ma il risultato è tutt’altro che disprezzabile. Tuttavia numerosi fan, ignari del fatto che un’opera così bizzarra come Dragon Ball non potrà mai essere uguale sul grande schermo senza essere ridicola, hanno disprezzato ogni cambiamento della pellicola attraverso numerose critiche sterili (faccio solo alcuni esempi: il maestro Muten uguale nella personalità a quello dell’opera originale ma non apprezzato perché non munito di barba e occhiali, oppure il vedere la Kamehameha usata per curare le persone quando nell’anime è normalissimo che l’aura venga utilizzata in questa maniera, etc.). “Dragon Ball Evolution” è stato uno dei film più odiati degli ultimi anni per colpa di un accanimento esagerato fatto per la maggior parte da dei fan che non riescono a distinguere la differenza tra un prodotto live action ed un prodotto animato e che vogliono vedere sempre le stesse cose, accusando ingiustamente la pellicola di essere quello che sarà poi l’inguardabile adattamento americano di “Death Note” prodotto da Netflix nel 2017. A causa di tutto ciò il film è stato un flop al botteghino e la critica non è stata buona (ma nemmeno disgustosamente esagerata quanto quella dei fan), affossando la carriera dei promettenti Justin Chatwin ed Emmy Rossum ed ogni iniziativa per un seguito.

Se quindi ancora adesso non bolle più niente in pentola per quanto riguarda un nuovo live action ufficiale di Dragon Ball, diversi fan non si sono arresi ed hanno realizzato per YouTube tantissimi adattamenti a basso budget. Moltissimi di questi sono stati lodati dai fan per la loro fedeltà piuttosto che per la loro qualità e mi hanno fatto spesso pregare che un ipotetico prossimo live action ufficiale non sia curato da fan estremisti del genere (ho già poi precisato quanto la troppa fedeltà può essere fatale). Tuttavia c’è anche chi si ricorda quanto il campo cinematografico sia completamente diverso da quello animato ed individui del genere hanno caricato su YouTube un’opera assolutamente inaspettata (e che successivamente hanno portato in diversi festival cinematografici) il 10 novembre 2015: “Dragon Ball Z – The Fall of Men”.

(Locandina del mediometraggio appena menzionato)

La pellicola, scritta e diretta da Yohan Faure e prodotta dalla Black Smoke Films, è un mediometraggio, dalla durata di 28 minuti circa, girato in lingua inglese e realizzato con un budget di 8.000 euro. La trama è questa (non ci sono spoiler):
“In un futuro apocalittico il nostro pianeta sta cadendo a pezzi: una creatura umanoide uscita fuori da esperimenti umani e chiamata Cell ha sterminato la maggior parte della popolazione mondiale. Tutti i più grandi guerrieri sono caduti ed è rimasto solamente uno, anche se nella forza è ancora inferiore all’essere malvagio: Trunks (interpretato da Benjamin Hubert). Insieme alla madre Bulma (interpretata da Aurélie Dujarrier), una geniale scienziata, il giovane combattente cerca di applicare l’unica soluzione possibile: costruire una macchina del tempo per avvertire del pericolo e portare una cura a Goku, il combattente più potente del pianeta Terra che è morto prima dell’arrivo di Cell a causa di una rara malattia. Tuttavia trovare i pezzi giusti per costruirla, anche se sono ormai vicini al completamento, è molto difficile e Trunks non può più sopportare tanto massacro nel mondo. Allora il giovane guerriero è deciso a fare il passo definitivo: combattere e sconfiggere Cell una volta per tutte dopo un intenso allenamento.”

Chi è amante della saga di “Dragon Ball” avrà notato chiaramente che l’arco narrativo ripreso è “La Storia di Trunks”, con la differenza principale che il futuro non viene devastato dagli androidi 17 e 18 ma direttamente dall’androide Cell. Per quanto riguarda il lato tecnico, la regia di Faure non è amatoriale ma non è neanche tra le migliori mai viste in un prodotto del genere: il problema principale è dovuto alle scene in cui c’è il rapporto tra i personaggi. Durante quei momenti infatti la telecamera si muove troppo e a volte le inquadrature ne risentono parecchio (salvo una splendida scena di pianto che non vi spoilero). Tuttavia quando si tratta di mostrare le scene spettacolari la regia migliora notevolmente attraverso bellissime inquadrature che danno alla pellicola un aspetto da blockbuster. La fotografia di Bertrand Marin e di Emmanuel Ouin-Martin è davvero ben curata e mette deliziosamente in risalto i colori delle atmosfere dettate dal tempo: durante le scene di pioggia i colori per esempio sono molto grigi mentre in una scena ambientata in un deserto la luce del sole è accentuata particolarmente. Nelle scene ambientate in un luogo chiuso i colori invece sono particolarmente oscuri, tranne in uno che dovrebbe significare l’ultima speranza di Trunks. Le musiche originali di Stephane Lopez sono davvero molto piacevoli da sentire, sia nelle scene drammatiche che nelle scene d’azione. Ciò che colpisce maggiormente dal punto di vista visivo tuttavia sono gli incredibili effetti speciali, realizzati con una cura che, salvo pochissime inquadrature, fanno sembrare che la pellicola, avente un budget bassissimo, sia costata molto di più. Le scenografie per esempio, attraverso un design fedele ma contestualizzato, sono realizzate benissimo sia nella costruzione fisica che in quella digitale e mettono enormemente in risalto l’atmosfera post-apocalittica.

(Ecco come appare il palazzo del Supremo nel mediometraggio)

Un’altra cosa sorprendentemente riuscita è la realizzazione in motion capture di Cell (che non vi mostrerò in un’immagine per lasciarvi la sorpresa durante la visione), molto realistica e quasi mai legnosa (essa è stata utilizzata da Michel Durand e da Jonathan Henry che hanno interpretato alternandosi il celebre antagonista). Il design riprende completamente la sua forma perfetta con l’eccezione del viso che invece si rifà alla sua prima forma, rendendolo davvero inquietante. Infine l’ultimo miracolo realizzato da questo team è il combattimento tra Trunks e Cell: esso si rifà allo stile di “Dragon Ball Z”, ma senza mai essere troppo casinista ed anzi, mette chiaramente in evidenza che quello che i protagonisti stanno applicando sono arti marziali, senza però essere troppo puntati sul realismo (dovrebbero esserlo nel primo arco narrativo, qui invece stiamo parlando di una saga in cui i personaggi combattono svolazzando e lanciandosi più spesso colpi di aura). Il combattimento risulta essere spettacolare e originale visivamente, risultando forse uno dei duelli cinematografici più belli che si siano mai visti negli ultimi anni. Il fatto che con un budget così basso abbiano realizzato tanta bellezza visiva fa veramente riflettere sui budget enormemente esagerati dei blockbuster, anche se spesso metà di essi se li portano via gli attori famosi.

Se dal lato visivo il film convince molto, com’è invece dal lato della sceneggiatura e della fedeltà all’opera originale? La risposta è più che positiva. Il film riprende gli eventi narrativo del film animato “La Storia di Trunks”, prendendosi le giuste libertà per fare un’opera diversa ma fedele allo spirito. L’esclusione di Gohan potrebbe far storcere il naso a parecchi puristi, ma bisogna ricordarsi che si sta guardando una versione alternativa all’universo cartoonesco di “Dragon Ball” come dovrebbe essere qualsiasi adattamento live action che se fosse il copia e incolla della trama potrebbe facilmente risultare inutile. Se tuttavia i commenti per l’assenza di una figura importante si possono tranquillamente capire, sono assolutamente ridicole le diverse persone che definiscono l’opera brutta perché Trunks non ha i capelli viola e Bulma non ha i capelli color verde acqua (nonostante lei per il resto sia identica fisicamente alla sua controparte animata del futuro).

(Bulma in una scena del film)

Hanno proprio ragione quei commenti: mica il loro look cartoonesco avrebbe stonato con l’atmosfera apocalittica e realistica del film, vero? Sono inoltre questi elementi a fare i personaggi, giusto? Mica la cosa principale è la loro caratterizzazione? Se così tante persone sono tanto ostili per questi particolari insignificanti non c’è da stupirsi che un film ancora più differente dall’opera originale come “Dragon Ball Evolution” sia stato tanto odiato. Prima di parlare della caratterizzazione bisogna precisare la narrazione del film. A parte l’inserimento di alcuni flashback, gli eventi seguono un ordine cronologico decisamente lineare, ma il mediometraggio ha comunque una cosa molto particolare ed inaspettata: i personaggi non parlano mai, ad eccezione di Trunks che tuttavia comunica solamente allo spettatore attraverso i suoi monologhi interiori che raccontano cosa è successo e che esprimono le sue sensazioni. Una scelta per nulla scontata ed incredibilmente autoriale.

(Trunks in una scena del film)

Nonostante i protagonisti siano sempre in silenzio, il loro rapporto è incredibilmente sviluppato: quando Trunks e Bulma si guardano riescono perfettamente a comunicarci cosa essi cosa loro provino l’uno per l’altra, il tutto aiutato dalla recitazione degli attori che, attraverso la loro mimica facciale, riescono ad esprimere ciò che pensano anche senza esprimere una sola parola. Lo stesso Cell, che nell’opera originale è un essere che parla molto, esprime tutto il suo egocentrismo, il bisogno di dimostrare la sua potenza e allo stesso tempo la sua voglia di sfide attraverso le sue azioni ed i suoi sguardi inquietanti. Inutile dire che il personaggio approfondito meglio di tutti è Trunks, anche perché lui ha dalla sua parte il monologo interiore. Tutti i personaggi quindi vengono influenzati da una scelta autoriale ma allo stesso tempo possiedono lo spirito delle loro controparti dell’opera originale. E per quanto riguarda invece il tono che è forse l’elemento più difficile di “Dragon Ball” da portare in live action? Esso è completamente drammatico e lascia allo spettatore tutta la tristezza ed il dramma che i personaggi stanno vivendo, con pochissime situazioni che possono davvero far pensare ad una speranza. Molti staranno pensando che un’atmosfera del genere non rispecchia per niente il manga che ha diversi momenti seri ed anche molto drammatici, ma il tutto è sempre stato ben mischiato attraverso momenti comici e demenziali. Questo è assolutamente vero, ma non dimentichiamo che il film riprende gli eventi di “La Storia di Trunks” che è l’unica saga di Dragon Ball a non aver avuto mai un momento comico e che è diventata sempre più triste con l’andare avanti della storia. Il dramma trattato in tutto il mediometraggio non fa quindi altro che riprendere le parti contestualizzate di una storia già triste a prescindere. È anche vero tuttavia che è decisamente più facile trasporre nei toni questa parte dell’opera originale e per questo il modo in cui è stato trasposto “Dragon Ball” in questa opera non è la soluzione definitiva, ma è già un passo avanti per come si può trasporre in maniera ottima un manga (o anime in questo caso, dato che la storia ufficiale viene da uno special d’animazione ufficiale) del genere.

In sostanza, pur non essendo perfetto, “Dragon Ball: The Fall of Men” è uno dei migliori prodotti mai apparsi su YouTube e molto probabilmente il miglior live action che sia mai stato realizzato sul celebre manga che lascia veramente una speranza sul fatto che un bellissimo film ufficiale tratto da un’opera di Toriyama si può realizzare sul serio. Non solo la critica ha accolto in maniera positiva il lavoro di Yohan Faure, ma anche l’accoglienza del pubblico è stata davvero calorosa: il film infatti ha totalizzato poco più di 28 milioni visualizzazioni (potete vederlo qui attivando i sottotitoli italiani). Eppure, nonostante il grande successo e l’ottima qualità, il team non sono stati ancora chiamati per realizzare dei progetti cinematografici dai budget più alti. Gli artisti che hanno usufruito di YouTube per farsi conoscere non hanno avuto tanta fortuna stavolta, ma di certo non hanno deciso di mollare: l’11 settembre di quest’anno è stato rilasciato sul canale della Black Smoke Films il teaser trailer di “ORAGE PAR CIEL CLAIR“, un nuovo progetto scritto e diretto sempre da Yohan Faure. Speriamo che questa volta queste persone di talento abbiano più fortuna di essere notate in una piattaforma che ha davvero tantissima gente che ha bisogno di essere portata in altre parti del mondo dello spettacolo.

(Articolo scritto e curato da Andrea Barone)

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