Torniamo con la rubrica “YouTubers al Cinema”, rubrica creata per valutare ogni lavoro fatto da uno youtuber sul grande schermo. Il primo film creato dalle web-star, ovvero “Fuga di Cervelli” (che ho già analizzato nel primo episodio della rubrica) uscito nel 2013, è stato un successo al botteghino ma allo stesso un fallimento totale di critica e molti lo hanno detestato a tal punto da definirlo uno dei peggiori film italiani mai fatti. Sappiamo però che spesso le case di produzione se ne fregano di fronte alle critiche se gli incassi sono ottimi, così il 22 ottobre 2015 è uscito nelle sale un altro film che puntava molto sulla presenza di web-star: “Game Therapy”.

(locandina ufficiale del film)

La pellicola è un misto tra un dramma adolescenziale ed un action fantascientifico scritto da Adam Lawson, Giacomo Berdini e Marco Cohen e diretto da Ryan Travis. A differenza di “Fuga di Cervelli”, che vedeva nel cast web-star divenute tali per i loro video comici, questo film contiene invece youtuber appartenenti a diverse categorie. Il primo che salta all’occhio è Lorenzo Ostuni, conosciuto nel web come Favij (il primo a destra nella locandina), che attualmente è non solo il gamer più conosciuto in Italia, ma è lo youtuber italiano con più iscritti in assoluto (ora sono quasi 5 milioni). Dopo questo film, a parte una breve svolgimento come doppiatore nella pellicola d’animazione “Ratchet e Clank”, il noto youtuber non apparirà più nel mondo dello spettacolo e continuerà la sua attività di gamer fino ad oggi. Il secondo protagonista è interpretato da Federico Clapis (il primo a sinistra nella locandina) che è invece diventato famoso sul web per i suoi video comici e dopo questo film abbandonerà il mondo dello spettacolo per dedicarsi alla pittura e alla scultura utilizzando oggi il suo canale di YouTube con lo scopo di pubblicizzare i suoi lavori (che non sono affatto male). Le altre due web-star facenti parte del cast sono Leonardo Decarli (ultimo a sinistra nella locandina), divenuto famoso sul web per i suoi vlog e per i suoi video comici, e Daniele Sodano, conosciuto dal web come Zoda (ultimo a destra nella locandina) e divenuto famoso per lo stesso motivo. Dopo questo film Leonardo De Carli continuerà la sua attività sul web ma allo stesso tempo si cimenterà come cantante e come attore teatrale, mentre Zoda lascerà il mondo del web per cimentarsi nell’attività del rapper.

(Lorenzo Ostuni e Federico Clapis sul set)

La trama del film è questa: “Francesco (interpretato da Lorenzo Ostuni) e Giovanni (interpretato da Federico Clapis) sono dei ragazzi che frequentano gli ultimi anni di liceo. Entrambi sono dei ragazzi considerati sfigati da tutta la scuola e Francesco è ancora più arrabbiato con il mondo, perché è costantemente bullizzato ed i suoi genitori si sono lasciati. L’unico elemento in cui sia Francesco che Giovanni riescono a trovare soddisfazione sono i videogiochi. Francesco però, essendo sempre stato un genio dell’informatica, riesce a trovare in un videogioco un easter egg il quale è una mappa che conduce ad una zona segreta della città di Milano. In questa zona segreta si trova una macchina che permette di entrare nel mondo dei videogames. Francesco e Giovanni cominciano ad utilizzare la macchina confrontando in una maniera mai vista la vita dei videogiochi con quella reale, senza conoscere un pericolo nascosto nel quale vanno incontro. Il videogioco infatti può essere fatale ed una misteriosa figura all’interno di esso continua a seguirli.”

(Leonardo Decarli sul set)

A differenza di “Fuga di Cervelli” che era atteso con una giusta dose di curiosità, fin dall’annuncio per questo film c’è stato solamente astio. I motivi principali per cui la pellicola era odiata ancora prima dell’uscita sono stati due:

1) Il fallimento qualitativo di “Fuga di Cervelli”. Per quanto il film menzionato sia formato da web-star, come motivo dell’astio è davvero discutibile. Questo perché il fallimento qualitativo è dovuto non agli attori, ma alla disastrosa sceneggiatura. Considerando quindi che “Game Therapy” appartiene ad un genere diverso, è diretto da un regista diverso, è realizzato da sceneggiatori e produttori diversi, questo motivo del pregiudizio era davvero sterile.

2) Il cast. La gente era già restia all’utilizzo delle web-star dopo il primo risultato, ma quanto ha scoperto che, ad eccezione di Leonardo Decarli, nessuna delle web-star aveva studiato recitazione prima di iniziare le riprese del film, l’odio è stato a dir poco triplicato. Per giudicare sul serio le performance si sarebbe dovuto vedere la pellicola, ma non posso negare che questa forma di pregiudizio era più che comprensibile a differenza del motivo precedente.

Ricordo invece le mie attese per questo film ed ero davvero curioso. Non ero curioso per le web-star, di loro non mi importava nulla e conoscevo all’epoca solamente Lorenzo Ostuni, ma ero curioso per il soggetto. Non si può negare il fatto che il film sia nato come operazione commerciale, ma esistono sia le operazioni commerciali fatte male che le operazioni commerciali fatte bene. Le major (che in questo caso sono la Indiana Productions, la Web Star Channels e la Purse Film, mentre la casa di distribuzione è la Lucky Red) avrebbero potuto sfruttare la fama delle web-star al cinema attraverso un’altra commedia banale… ed invece hanno optato per fare un film action fantascientifico ad alto budget. La fantascienza è un genere che in Italia non si vede tutti i giorni e prima del successo di “Lo Chiamavano Jeeg Robot” tutto ciò era ancora più difficile. Il fatto quindi che le major abbiano deciso di puntare su un film italiano diverso dal solito, considerando soprattutto che la cosa che manca nel cinema nostrano è la varietà di genere, è un elemento da non sottovalutare e decisamente molto lodabile che quasi nessuno prima dell’uscita del film aveva mai considerato. Nonostante l’odio su internet i produttori, che calcolavano soprattutto la popolarità delle web-star verso il pubblico giovane, erano sicuri che la pellicola sarebbe stata un successo commerciale. Infatti il film non è stato tempestato di pubblicità “solamente” attraverso t-shirt ed album di figurine, ma è stato addirittura presentato in anteprima nazionale al festival del cinema di Roma (potete guardare il trailer qui). I produttori erano talmente sicuri che persino un sequel era già in programma.

(le note star all’anteprima del film)

La sicurezza tuttavia si è rivelata eccessiva: “Game Therapy” durante il primo weekend ha incassato poco più di 700.000 euro. Un buon esordio che tuttavia si rivela inferiore alle aspettative, ma sempre meglio di quello che sarebbe venuto dopo. Al termine della corsa la pellicola ha infatti incassato poco più di un milione e 200.000 euro a fronte di un budget di 2 milioni, risultando un flop commerciale. Come se non bastasse le critiche non si sono risparmiate: l’opera cinematografica infatti è stata ritenuta un completo disastro ed uno dei più brutti film italiani degli ultimi anni, proprio come è accaduto con “Fuga di Cervelli” ma senza stavolta il rientro nelle spese. Tuttavia “Game Therapy” merita davvero tutte queste critiche? Partiamo dalla recitazione del controverso cast scelto.

Prima di tutto bisogna specificare che il marketing è stato assolutamente ingannevole, perché i veri protagonisti della pellicola sono Lorenzo Ostuni e Federico Clapis, mentre Leonardo Decarli e Daniele Soldano hanno dei ruoli secondari (specialmente quest’ultimo che si riduce a semplice comparsa). L’unica performance che ha ottenuto riscontri positivi è stata quella di Leonardo Decarli, che si è dimostrato in effetti quello più naturale sia nel tono della voce che nell’espressività. Tutte le altre performance invece sono state completamente distrutte. Per quanto riguarda Lorenzo Ostuni, la critica è stata davvero eccessiva. Ostuni infatti si è dimostrato convincente nel ruolo (a parte nella scena in cui viene bullizzato, lì la performance è stata davvero piatta). Sia chiaro, non è stato niente di eccezionale, ma la sua è una performance normalissima, che non risulta né negativa e né eccelsa. Non posso dire lo stesso di Federico Clapis. Per quanto avevo previsto molto peggio a causa del trailer che è stato doppiato da lui in maniera oscena dandomi l’aspettativa di vedere una delle performance italiane peggiori di tutte i tempi (l’impressione che mi aveva fatto era quella di un armadillo ubriaco addormentato), bisogna che non è stato così orrendo, ma nemmeno decente. In tutto il film infatti si nota pesantemente come lui si sforzi di fare una buona performance non riuscendoci mai ed ottenendo un risultato mediocre, soprattutto nella modulazione della voce. Questa cosa risulta davvero irritante: si può benissimo accettare che uno che non ha studiato recitazione ottenga una parte, ma solamente se questo riesce a fare un buon lavoro (come nel caso di Lorenzo Ostuni). Se invece il risultato è poco più che scarso uno che davvero lavora duramente per trovare un posto nel settore della recitazione cinematografica allora sente un fastidio non proprio leggero (e da attore teatrale ed aspirante attore cinematografico posso confermare bene ciò che dico). Per quanto riguarda Daniele Soldano, anche lui riesce a dare nelle sue brevissime apparizioni un’impressione decente senza essere particolarmente eccelso. Elisa Piazza invece, unica attrice che interpreta una co-protagonista femminile (in questo film infatti è Danika, la ragazza di Giovanni) e scelta unicamente per la sua bellezza e per la sua partecipazione a Miss Italia, si rivela essere anche peggio di Clapis, risultando espressivamente limitatissima e continuamente monocorde. Infine Riccardo Cicogna, che interpreta il creatore della macchina virtuale scoperta da Francesco, fa una buona performance anche se in certe scene risulta essere eccessivamente sopra le righe.

(Francesco e Giovanni poco prima di entrare nella realtà virtuale)

Per quanto riguarda il lato tecnico, iniziamo dalla regia dell’esordiente Ryan Travis: essa si rivela essere una buona regia avente inquadrature e movimenti di macchina da presa che non si vedono tutti i giorni nel cinema italiano, pur non risultando eccelsi. Le panoramiche che riprendono Milano sono davvero suggestive e le scene d’azione sono ben gestite (specialmente il duello finale), anche se non mancano alcune parti dirette male e che vanno sul televisivo (ovvero l’inseguimento delle auto e la sparatoria nel mondo di “Uncharted”). Il montaggio di Tommaso Gallone invece in certe scene risulta confuso, anche se il risultato alla fine non è disprezzabile. Le scenografie, che si occupano di riprodurre vari mondi provenienti da famosi videogiochi (“Assassin’s Creed”, “Just Dance”, “Call of Duty”, “Uncharted”, “GTA V”), sono davvero soddisfacenti ed i costumi altrettanto ben realizzati (con l’eccezione delle tute indossate da Francesco e Giovanni nel mondo di “Assassin’s Creed” che sono orrende). Il lato tecnico migliore del film è quello degli effetti visivi: da questo punto di vista “Game Therapy” risulta essere uno dei migliori prodotti italiani degli ultimi anni. Vedere il mondo che si materializza pezzo per pezzo o le persone dei videogiochi che vengono letteralmente disintegrate in tanti pixels è davvero una gioia per gli occhi. Anche gli animali in cgi risultano convincenti. Questo ottimo lavoro svolto è valso al film una meritatissima candidatura al David Di Donatello per i migliori effetti digitali del 2016, anche se è stato battuto poi dal fantasy di “I Racconti dei Racconti” diretto da Matteo Garrone (e non è stata una vittoria ingiusta data la potenza visiva di quel film). Per quanto riguarda la colonna sonora, le musiche di Pivio e Aldo De Scalzi (che sono gli stessi compositori di “Song’e Napule” e “Ammore e Malavita”) sono davvero bellissime ed immergono in un’atmosfera virtuale perfettamente adatta al contesto del film.

(Francesco mentre è in uno dei mondi videoludici)

Ora arriviamo invece alla sceneggiatura che, come l’opera prima di Ruffini, è stata la cosa più criticata in assoluto. “Game Therapy” infatti è stato spesso definito un film irrealistico ed assurdo, specialmente per il finale. Queste sono accuse pesanti dato che il film, pur essendo fantascientifico, cerca in tutti i modi di essere realistico per quanto riguarda la figura dei personaggi principali. “Game Therapy” infatti è un film rivolto ad i giovani e cerca in tutti i modi di trattare un tema molto delicato: è meglio la realtà dei videogiochi in cui puoi avere il controllo su tutto, o la vita reale che non puoi prevedere e da cui qualunque calcio che essa ti dà devi per forza prenderlo? E’ un tema importantissimo. Quanti giovani oggi si chiudono nel loro mondo in maniera eccessiva a causa delle continue difficoltà del periodo dell’adolescenza che molte volte vengono aggravate o dai problemi familiari o dai rapporti sociali al liceo? E non si tratta solamente di videogiochi come nel caso di questo film, ma di qualunque tipo di arte che attrae i giovani (musica, letteratura, film, etc.), perché qualunque tipo di eccesso prima o poi può fare male se si è estranei dalla vita reale. Il protagonista Francesco in questo film è un vero e proprio ragazzo tragico: i bulli lo tormentano e sua madre ha cacciato di casa suo padre mettendosi poi con una donna. Un ragazzo quindi tormentato fuori casa e oppresso all’interno di essa perché una nuova figura completamente estranea a cui non è abituato è entrata nella sua vita. Tutto questo gli causa insicurezze così grandi che non è in grado di gestire niente. In cosa si può sfogare? In cosa si può ritenere finalmente qualcuno? Nei videogiochi, la sua passione che lo segue fin dall’infanzia. Per questo il mondo della realtà virtuale, in cui può permettersi di essere e di comandare qualunque cosa, diviene per lui un paradiso. In un personaggio come quello di Francesco moltissimi giovani si possono immedesimare, molti possono capire il dolore che egli sta provando, perché essere un emarginato è una cosa che fa male. Le scene con Francesco infatti funzionano bene ed ogni sua azione è assolutamente realistica. Il problema principale è che avrebbero dovuto approfondirlo di più, specialmente la situazione con i bulli che ha due scene in tutto e la seconda è gestita pure male (in essa improvvisamente il bullo si dimostra amichevole nei suoi confronti senza alcun motivo). Tutte le altre scene però, pur non essendo molte e pur non essendo la recitazione di Lorenzo Ostuni eccelsa, riescono comunque a centrare l’obiettivo e a fare almeno avvertire ciò che il ragazzo sta provando in quel momento perché il realismo della scrittura in quel caso funziona davvero bene. Scene come quella in cui Francesco non riesce minimamente ad avvicinarsi ad una ragazza che gli piace pur avendo provato un singolo secondo di speranza o come quella in cui è allo specchio a guardarsi mentre è arrabbiato con il mondo, versando ogni tipo di medicina e afferrando la catena con cui è ormai deciso ad affrontare il bullo che lo tormenta, riescono a toccare il cuore dell’adolescente che guardando il film ha bisogno di immedesimarsi, ha bisogno di sfogare la sua rabbia contro un mondo che lo tratta male, contro lui stesso perché si sente debole. E a quel punto, quando si vede che tutto non va come dovrebbe andare, guardare la scena in cui Francesco e il suo unico amico Giovanni giocano insieme ai videogames mentre si sfogano tocca il ragazzo che sta guardando il film, ricordando che l’unica consolazione in una situazione familiare pessima insieme alla propria passione sono gli amici che non ti abbandonano. Il film avrebbe avuto bisogno di più scene come quelle citate, ma ripeto che il poco che si vede funziona. Se Francesco rappresenta il ragazzo che è troppo afflitto per riuscire ad alzarsi, Giovanni rappresenta invece quello che comincia a trovare delle soddisfazioni nel mondo reale. Dopo aver passato tanto tempo con Francesco, succede una cosa che non gli era mai capitata prima: trovare una ragazza attratta da lui, con cui successivamente egli può sfogarsi. La prima relazione è un momento importantissimo per ogni adolescente e quindi tutto ciò è fondamentale per Giovanni per riuscire a valutare meglio le bellezze del mondo reale. Il film quindi cerca di vedere tutto attraverso la mentalità all’apparenza semplice ma allo stesso tempo intricata di un adolescente. Per sostenere la sua nuova condizione Giovanni cita a Francesco in una sua frase persino il principio di indeterminazione di Heisenberg:

“Non si può prevedere con assoluta certezza la velocità e la posizione di una particella, quindi le persone fanno le loro scelte e tu non le puoi controllare. E’ questo il bello della vita, non trovi?”

E’ stato proprio questo il punto del film che ha subito delle critiche negativissime. Le scene con Giovanni e la sua ragazza Danika sono molte (più di quelle che riguardano Francesco e ciò causa nel film un problema di equilibrio) e diverse persone hanno definito i dialoghi assurdi. E’ vero, in alcuni momenti i dialoghi toccano davvero i vertici dell’assurdo (al primo appuntamento parlano della vita sessuale dei loro genitori… what?), ma si limitano a poche frasi rispetto a tutto il resto delle situazioni che invece riescono ad apparire realistiche. Prima di tutto si apprezza il fatto di aver voluto dare una caratterizzazione al personaggio di Danika, rendendola una ragazza fragile a causa di una pessima situazione familiare basata sui genitori che litigano in continuazione. Il personaggio quindi sembra la versione femminile di Francesco, con la differenza che ella trova un punto di incontro non nei videogiochi, ma nella compagnia di Giovanni che viene cercato da lei diverse volte per aprirsi e sfogarsi. Tantissima gente ha criticato il fatto che il personaggio di Giovanni abbia spesso delle reazioni cretine ed avventate. Per questo motivo ho deciso di analizzare tutte e quattro le scene odiatissime, dato che sicuramente per molti che hanno odiato il film in questo momento è difficile accettare che qualcuno stia scovando lati positivi ed è meglio non tralasciare alcun punto (attenzione, ovviamente ci saranno degli spoiler in questi 4 punti):

1) La sparatoria nel mondo di “Call of Duty”. Durante lo scontro Giovanni lancia una granata contro i suoi nemici e poi urla “Scusate!”. Questa reazione è indubbiamente scema e capisco assolutamente le risate imbarazzanti che può suscitare… ma non quelle che riguardano la parte successiva. Dopo aver sconfitto tutti gli avversari Giovanni urla “Sono il re di Cabur” (che è una mappa del gioco), prima di essere aggredito alle spalle da un personaggio che era ancora vivo. Molti hanno criticato il fatto che Giovanni abbia quella reazione dopo aver creduto di aver sconfitto tutti i nemici… perché giustamente nessun bambino o ragazzo, dopo aver vinto una partita difficile, ha esultato davanti ad una televisione? Sarà anche stata una battaglia incredibilmente reale all’apparenza, ma rimane pur sempre una battaglia ambientata in una partita di un videogioco e Giovanni si ricorda sempre di essere un giocatore.

2) Il primo rapporto sessuale tra Giovanni e Danika. Giovanni, dopo aver fatto per la prima volta l’amore con lei, si dichiara stranito dicendo “Non è come l’online” scatenando le ire di Danika. Molti hanno interpretato che in questo modo Giovanni stia dichiarando che masturbarsi davanti un video porno sia meglio che fare sesso con una ragazza. In realtà la questione è assolutamente diversa: Giovanni non ha mai affermato una cosa del genere, ha solo detto che si sente strano e diverso. A numerose persone è capitato che la prima volta non sia mai stata una cosa incredibile, proprio perché, essendo la prima volta, si sono rivelati molto impacciati e straniti. Il film ha semplicemente cercato di riprodurre lo stesso disagio e non è una cosa così assurda. E’ pur vero che dire di fronte una ragazza “non è come l’online” sia un’azione da completi idioti, ma neanche qui ci vedo chissà quale roba grave, perché da giovani per essere impulsivi in una relazione alle prime armi si possono dire anche un sacco di stupidaggini e tutti lo hanno fatto almeno tre volte nella vita durante questo periodo adolescenziale. Nel film lo stesso Giovanni infatti si pente dopo aver detto una stupidaggine tale.

3) La parte della bambina. Nel mondo di “GTA V” Giovanni incontra una bambina che è stata presa in ostaggio da dei criminali. Essa non è compresa nella missione e fa parte solamente dell’ambientazione del gioco, ma nonostante ciò Giovanni non ce la fa a lasciarla sola e decide di rischiare la vita per salvarla. Essendo solamente un codice virtuale, la reazione di Giovanni è stata giudicata assurda. Francesco stesso critica Giovanni per il suo comportamento, ma lui si giustifica dicendo “Non è la stessa cosa quando sei là dentro.” Il film cerca di dimostrare quanto l’illusione del videogioco sia tanto potente da fargli perdere contatti con la realtà stessa, ma nonostante ciò la scena rimane parecchio forzata. Per fare una cosa del genere bastava tranquillamente l’elemento della macchina in sé che è già molto potente come confine tra realtà e videogiochi, non c’era bisogno di fare anche una scena come questa.

4) La riluttanza di Giovanni nei confronti di Danika. Quando arriva il momento in cui la ragazza non ce la fa più con i suoi genitori, decide di andarsene di casa e di andare da qualcuno di cui si fida, così chiede a Giovanni. Giovanni tuttavia risponde “Non lo so, devo studiare per l’esame d’ammissione all’università.” A quel punto Danika lo caccia via. Molti hanno criticato il fatto che Giovanni si sia comportato da egoista, in maniera nemmeno incerta. Invece la scena si dimostra perfettamente realistica: voi siete davvero sicuri di non aver mai messo lo studio al primo posto facendo delle scelte che potevate tranquillamente evitare? Non vi è mai capitato di aver rinunciato a delle cose che potevate benissimo cogliere ma che, per una paura probabilmente esagerata, avete lasciato andare? E’ una situazione che agli adolescenti capita spesso. Sembra quasi che le persone che criticano tutto ciò si siano dimenticate che cosa voglia dire essere adolescenti. Spesso si sente dire “Da giovane ho fatto un mucchio di cazzate”, eppure non sembra che ciò sia venuto in mente in questi casi…

In sostanza la maggior parte delle scene con Giovanni e Danika sono scritte decentemente, anche se la recitazione dei due, seppur semplicemente mediocre, può davvero penalizzare la visione. A quel punto lo spettatore è costretto a scegliere se dare più valore alla scrittura o all’interpretazione dei due (io non l’ho affatto trovata tanto aberrante da rovinarmi i buoni dialoghi). Avviso che adesso parlerò della parte finale del film, quindi chi non voglia sapere niente non vada avanti. Ad un certo punto si scopre che la figura misteriosa che continua ad ostacolare i protagonisti è Holden, il creatore della stessa macchina virtuale. Egli è rimasto per errore intrappolato nel suo stesso universo ed ha bisogno delle abilità dei ragazzi per uscire, cercando di impossessarsi di uno dei loro corpi. Questo cattivo molto probabilmente rappresenta il punto di non ritorno dalla dipendenza assoluta ed infatti la sua non sarà una fine poco dolorosa. Da questo momento arriva la parte più odiata da tutti, attraverso cui questo film è stato accusato di essere altamente diseducativo portando un messaggio orrendo. Si scopre che Francesco ha continuato ad andare avanti nel gioco per ottenere dei codici speciali che gli consentano di avere completo potere in tutto il gioco, diventando una sorta di dio virtuale. Il prezzo di tutto ciò tuttavia è quello di trasferire la sua coscienza nel gioco… ed è un prezzo che è disposto a pagare, riuscendoci anche. Francesco infatti è stufo della vita reale e decide di buttarsi definitivamente in quella videoludica. Giovanni invece lascia stare i videogiochi e decide di dedicarsi all’università. Spesso la soluzione in un racconto del genere è quella di trovare il giusto equilibrio tra passioni e vita reale, mentre in questo film entrambi i protagonisti decidono di scegliere una sola strada ignorando l’altra. Una scelta assolutamente eccessiva e negativa che ha scatenato tantissime polemiche. Il punto tuttavia è che il film non dice mai che le loro scelte siano state positive ed anzi, soprattutto la scelta di Francesco viene trattata come qualcosa di tragico. Il problema di tutto ciò è che in quel momento il film si interrompe, lasciando un finale ambiguo, che termina con Francesco che improvvisamente contatta Giovanni dal mondo virtuale. Dieci secondi dopo i titoli di coda inoltre fa vedere una scena in cui Giovanni, Federico (il fratello di Giovanni) e Gianfilippo (il bullo che ha sempre tormentato Francesco) decidono di entrare nell’universo virtuale per andare a salvare l’amico perduto. Si possono quindi valutare tutte le decisioni prese da “Game Therapy” fino alla fine, ma non si può valutare la soluzione finale, il messaggio definitivo dove vuole andare a parare, perché la storia appunto deve essere continuata in un secondo capitolo. La conclusione di “Game Therapy” quindi non va giudicata definitivamente, perché il giudizio finale può essere dato solo nella conclusione di un secondo film che tuttavia molto probabilmente non vedremo mai, perché la pellicola è stata un flop commerciale.

In sostanza “Game Therapy” risulta un’opera incompleta e piena di difetti basati soprattutto sulla mediocre recitazione di due dei protagonisti principali (Clapis e Piazza) e sul fatto che sarebbe dovuto essere approfondito meglio in diverse scene di caratterizzazione, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Francesco. Ma nonostante tutto ciò il film rimane un interessante esperimento cinematografico italiano che non manca di elementi positivi. Alla fine “Game Therapy” è una pellicola carina che non merita affatto tutto questo accanimento ricevuto e che anzi, avrebbe dovuto ottenere un’altra occasione con un seguito scritto meglio, occasione che, se i produttori si sbrigano (anche se ciò è molto improbabile), si può ancora utilizzare. Se i peggiori film del cinema italiano fossero formati davvero da pellicole come questa, il nostro paese, almeno per quanto riguarda la settima arte, avrebbe molti meno problemi.

(articolo scritto e curato da Andrea Barone)

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